Il funzionamento del sistema disciplinare, soprattutto dopo la
riforma del 2007 che ha, tra l'altro, tipizzato illeciti di
scarsa gravita', si sta dimostrando inidoneo a garantire allo
stesso tempo la credibilità dell'ordine giudiziario e
l'indipendenza dei magistrati.
Negli ultimi anni l'iniziativa disciplinare, che fa capo al
ministro della Giustizia e al Procuratore generale, sembra
orientarsi prevalentemente verso la sanzione di violazioni di
carattere formale, soprattutto in tema di termini per il deposito
delle sentenze, valutate in maniera isolata e del tutto avulsa dal
contesto organizzativo e lavorativo dell'ufficio. Scarsa o nulla è
stata, invece, l'attenzione ai temi dell'organizzazione degli
uffici e della responsabilità dei dirigenti.
La forte impressione è che l'azione disciplinare si muova
prevalentemente alla ricerca di capri espiatori piuttosto che
all'individuazione di rimedi alle disfunzioni del sistema,
consegnandoci un modello di magistrato burocrate, pavido, attento
ai numeri e agli aspetti formali del proprio lavoro piuttosto che
all'esigenza di rendere giustizia.
Del pari sono mancate, in questi anni, iniziative forti sul tema
della questione morale nonostante i numerosi segnali di allarme
provenienti da varie zone del Paese. Già in occasione della nota
vicenda che coinvolse gli uffici di Salerno e Catanzaro l'Anm, nel
condividere la richiesta di rigore nei confronti di ogni caduta di
professionalità, chiese più volte e a gran voce almeno analogo
rigore nei confronti di quelle situazioni di opacità, di collusione
e di connivenza che erano all'origine di quelle vicende e che pure
emergevano in tutta la loro evidenza.Una richiesta, purtroppo,
caduta nel vuoto.
Oggi registriamo con grande preoccupazione come
l'iniziativa disciplinare del Procuratore generale nei confronti
del Presidente della corte d'Appello di Milano, non accompagnata da
alcuna richiesta cautelare, finisca di fatto per sottrarre al
Consiglio superiore della magistratura l'iniziativa su una vicenda
che ha gettato grave discredito sull'istituzione giudiziaria e per
rendere impossibile una risposta rapida e pronta a tutela della
credibilità della magistratura.
Il tema della questione morale non può ammettere più
compromessi, tentennamenti o incertezze. E le istituzioni
giudiziarie hanno il dovere, a tutti i livelli, di dimostrare la
propria capacità di risposta e di reazione.