5 ottobre 2010
No a modifica legge elettorale Csm in tempi ristretti
Le recenti notizie riportate dallastampa circa la decisione del Governo di intervenire sulla leggeelettorale del Consiglio superiore della magistratura stupisconoper la tempistica e per i contenuti espressi. In particolare,suscita notevoli perplessità l'ipotesi di intervenire sulla leggeelettorale e di prorogare la durata dell'attuale Csm in un momentoin cui le elezioni sono già state indette per il prossimo 4luglio.
Le recenti notizie riportate dalla
stampa circa la decisione del Governo di intervenire sulla legge
elettorale del Consiglio superiore della magistratura stupiscono
per la tempistica e per i contenuti espressi.
In particolare, suscita notevoli
perplessità l'ipotesi di intervenire sulla legge elettorale e di
prorogare la durata dell'attuale Csm in un momento in cui le
elezioni sono già state indette per il prossimo 4 luglio.
L'Anm ha posto da tempo al centro
dell'attenzione il tema dell'autoriforma della magistratura e la
necessità che la scelta dei rappresentanti al Csm avvenga sulla
base di un'ampia e reale rappresentatività dei colleghi, superando
i limiti dell'attuale sistema elettorale.
L'Anm ha ribadito più volte che il
sistema elettorale più idoneo a realizzare il modello di Csm
delineato dal costituente e a limitare il peso degli apparati delle
correnti è il sistema proporzionale per liste.
E proprio in tale ottica, la Giunta
dell'Anm aveva proposto lo svolgimento di consultazioni preliminari
tra tutti i magistrati per selezionare i candidati, senza,
tuttavia, poter attuare tale proposito per la mancata adesione del
gruppo di Magistratura Indipendente.
Modificare in questo momento la
legge elettorale vigente, in tempi talmente ristretti da non
consentire un adeguato dibattito, rischia di produrre un pessimo
risultato, soprattutto se si pensa di introdurre sistemi
discutibili e non sperimentati, che sembrano pensati per garantire
la prevalenza di lobby organizzate esclusivamente su base
personalistica e clientelare.
La proroga della durata del Csm in
carica, in deroga alla prassi costituzionale ormai consolidata da
oltre venti anni, arrecherebbe, inoltre, un grave e non
giustificabile pregiudizio al regolare funzionamento dell'organo di
autogoverno.