L'ANM è l'associazione cui aderisce il 96% circa
dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

5 ottobre 2010

No a riforme che distruggono la giustizia

Il Comitato Intermagistrature - cheriunisce la magistratura ordinaria, amministrativa e contabile el'Avvocatura dello Stato - ribadisce le fortissime preoccupazionigià espresse nelle più varie sedi istituzionali per i prevedibilieffetti del disegno di legge in materia di c.d. "processo breve",che rischia di produrre conseguenze devastanti sull'intero sistemadella giustizia italiana.


Il Comitato
Intermagistrature - che riunisce la magistratura ordinaria,
amministrativa e contabile e l'Avvocatura dello Stato - ribadisce
le fortissime preoccupazioni già espresse nelle più varie sedi
istituzionali per i prevedibili effetti del disegno di legge in
materia di c.d. "processo breve", che rischia di produrre
conseguenze devastanti sull'intero sistema della giustizia
italiana.



Non possiamo assistere in silenzio
a riforme che sacrificano del tutto le esigenze di tutela delle
vitti-me dei reati, pongono nel nulla l'impegno delle forze
dell'ordine e comportano vistose violazioni del principio di
uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, distruggendo
il funzionamento della giustizia civile, penale, amministrativa e
contabile in Italia.



Il disegno di legge cancellerà ogni
speranza di giustizia per le vittime di reati di particolare
gravità, trasformando il processo penale in una tragica farsa. La
riforma che si vorrebbe introdurre - estesa ai processi in corso
con una amnistia di fatto per i delitti commessi prima del 2 maggio
2006 - realizzerebbe un vero e proprio colpo di spugna, che
assicurerà una completa impunità per i tipici reati della
criminalità dei colletti bianchi, ma anche per molte insidiose
forme di delinquenza diffusa in danno di persone deboli. Si
renderà, di fatto, impossibile l'accertamento di delitti come gli
omicidi colposi realizzati nell'ambito dell'attività medica, le
lesioni personali, le truffe, gli abusi d'ufficio, la corruzione
semplice e in atti giudiziari, le frodi comunitarie, le frodi
fiscali, i falsi in bilancio, la bancarotta preferenziale, le
intercettazioni illecite, i reati informatici, la ricettazione, il
traffico di rifiuti, lo sfruttamento della prostituzione, la
violenza privata, la falsificazione di documenti pubblici, la
calunnia, la falsa testimonianza, l'incendio, l'aborto
clandestino.



Verranno posti nel nulla centinaia
di migliaia di processi, con un costo sociale e un danno erariale
altissimi: tra gli altri, saranno destinati all'immediata
estinzione i reati contestati nei processi per i crack Cirio e
Parmalat, per le scalate alle banche Antonveneta e Bnl, per la
corruzione nella vicenda Eni-Power, per le "morti bianche" alla
Thyssen, per le morti da amianto.



Si tratta di una regolamentazione
che indirettamente rischia di alimentare il senso di impunità, con
buona pace del diritto alla sicurezza dei cittadini onesti.



I danni che la riforma, ora estesa
anche al processo contabile, può arrecare al funzionamento della
giustizia sono incalcolabili e permanenti. Verrà stravolta
completamente la fisionomia del processo penale, con una
conseguente sicura agonia dei riti alternativi e una profonda crisi
della cultura delle garanzie e del contraddittorio.



Il processo contabile diverrà
un'arma spuntata e sarà sempre più difficile reprimere fenomeni di
malamministrazione. Sarà così impossibile, in moltissimi casi,
conseguire il risarcimento del danno erariale, con la conseguente
perdita di ingenti risorse finanziarie pubbliche.



Nel campo della giustizia
amministrativa, si determinerà una dilatazione dei tempi di
definizione della stragrande maggioranza dei processi, attesa la
assoluta inadeguatezza delle risorse attualmente a
disposizione.



Altrettanto gravi saranno le
conseguenze del disegno di legge nel settore civile: si determinerà
un rischioso disordine organizzativo con ulteriore svilimento della
funzione giudiziaria e con effetti pregiudizievoli sulla tutela dei
diritti dei cittadini.



La regolamentazione contenuta nel
disegno di legge non trova riscontro in nessun altro ordinamento, a
livello europeo e internazionale, e non ha nulla a che vedere con i
principi del giusto processo, che, nell'interpretazione della Corte
europea dei diritti dell'uomo, comportano l'impegno dello Stato di
completare il giudizio entro un termine non fisso, ma
ragionevolmente commisurato alla sua complessità e alla natura
degli interessi in gioco e senza che comunque dalla inosservanza di
tale termine possa derivare alcun pregiudizio per l'accertamento
dei reati e la tutela delle vittime.



Il Comitato ribadisce la propria
disponibilità a confrontarsi sulle riforme necessarie ad assicurare
un processo giusto in tempi ragionevoli, nell'interesse dei
cittadini.




stampa
Stampa

ANM risponde

Le domande e le curiosità sul funzionamento e gli scopi dell'ANM

Poni la tua domanda


Iscriviti alla newsletter

Resta aggiornato su notizie ed eventi dell'Associazione Nazionale Magistrati