Il Comitato direttivo centrale
dell'Associazione nazionale magistrati conferma lo stato di
agitazione già proclamato contro la manovra economica del Governo e
delibera la convocazione del Cdc in via permanente per
seguire lo sviluppo della questione.
Il Cdc dà mandato, inoltre, alla
Gec di organizzare sul territorio, unitamente alle rappresentanze
sindacali del personale e agli altri operatori, iniziative di
protesta e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sullo stato
della giustizia in Italia e sull'opera di costante supplenza svolta
dai magistrati e dal personale amministrativo.
Il Comitato si riserva la
decisione, anche all'esito degli incontri istituzionali
programmati, in merito ad altre ed eventuali iniziative di
protesta, nessuna esclusa, che tengano conto delle attuali sempre
più insostenibili condizioni di lavoro, che non consentono
ulteriori forme di impropria supplenza.
L'Anm prende atto della grave
situazione di crisi economica del Paese e ribadisce che i
magistrati non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di
contribuenti, purché nel quadro di una manovra che sia rispettosa
dei principi di equità e proporzionalità.
Le misure delle quali si ha notizia
appaiono, invece, gravemente discriminatorie e punitive per i
magistrati, in particolare per i più giovani, e tali da incidere
negativamente sul funzionamento dell'intero sistema
giudiziario.
Come mai avvenuto in precedenza, le
retribuzioni dei magistrati verrebbero colpite quattro volte: con
un prelievo forzoso sugli stipendi, con il blocco dei meccanismi di
progressione economica, con il blocco dell'adeguamento alla
dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con il blocco degli
effetti economici degli avanzamenti di carriera collegati al
positivo superamento delle valutazioni di professionalità.
Si tratta di interventi iniqui e
incostituzionali nei confronti dei magistrati, con gravi
sperequazioni in rapporto con altre categorie e anche all'interno
della magistratura. Per altro, è la terza volta in quattro anni che
si incide sugli stipendi dei magistrati, con effetti ancora
perduranti.
Essere considerati non una risorsa,
ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia, è
inaccettabile, soprattutto in una situazione in cui i magistrati
sono costretti a gestire carichi di lavoro insostenibili e a
svolgere quotidianamente attività di supplenza per sopperire alle
carenze del sistema.
In una situazione di drammatica
crisi di funzionamento della giustizia, la manovra colpisce
pesantemente l'intero sistema giudiziario.
Il personale amministrativo,
infatti, da anni in attesa di una necessaria riqualificazione,
viene ancora mortificato e svilito, con il blocco dei contratti, la
proroga del divieto di nuove assunzioni e un'ulteriore riduzione
del 10% degli stanziamenti per il funzionamento degli uffici.
I magistrati hanno il dovere di
denunciare i rischi per la funzionalità del servizio giudiziario
derivanti da una manovra iniqua, sperequata e incostituzionale.