La Giunta esecutiva centrale
dell'Associazione nazionale magistrati proclama lo stato di
agitazione e si riserva di proporre al Cdc, convocato per sabato 29
maggio, immediate iniziative di protesta contro la manovra
economica del Governo che contiene misure inaccettabili per i
magistrati e per il funzionamento del sistema giudiziario.
Le retribuzioni dei magistrati
vengono colpite tre volte: con il blocco dei meccanismi di
progressione economica, con il blocco dell'adeguamento alla
dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con un prelievo
forzoso sugli stipendi.
Sono interventi incostituzionali e
palesemente punitivi nei confronti dei magistrati.
La progressione economica dei
magistrati non è un automatismo, ma è vincolata a periodiche
valutazioni di professionalità e l'adeguamento triennale
rappresenta soltanto una modalità di allineamento, per giunta ex
post, della retribuzione dei magistrati alla media degli aumenti
già conseguiti dal personale pubblico contrattualizzato, peraltro
con l'esclusione dal calcolo di significative voci retributive dei
dirigenti pubblici (che sono quelle, sia detto per inciso, che
hanno maggiormente determinato l'aumento della spesa del settore
negli ultimi anni).
Sul punto la Corte Costituzionale
ha ribadito che tale meccanismo rappresenta l'attuazione del
precetto costituzionale dell'indipendenza dei magistrati (sent. n.
42 del 1993), che va salvaguardato anche sotto il profilo economico
(sent. n. 1 del 1978), evitando, tra l'altro, che siano costretti a
periodiche rivendicazioni nei confronti di altri poteri (sentenza
n. 238 del 1990).
Un intervento di questa natura
incide, quindi, profondamente sullo status giuridico dei magistrati
e sulla loro autonomia e indipendenza.
E' del tutto evidente, infine,
l'incostituzionalità della disposizione con la quale si ope-ra una
decurtazione secca del trattamento economico, per la palese
violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del
sistema fiscale che deriva dall'introduzione di un'imposta fissa a
carico esclusivamente dei dipendenti pubblici.
Queste misure, peraltro, si
inseriscono in un clima di costante aggressione da parte di
esponenti politici e istituzionali nei confronti della
magistratura, accompagnata da una campagna mediatica di
delegittimazione dei magistrati, dipinti come fannulloni strapagati
e politicizzati, e da interventi legislativi dichiaratamente
finalizzati a impedire lo svolgimento delle indagini e dei
processi.
In una situazione di drammatica
crisi di funzionamento della giustizia, la manovra colpisce
pesantemente il sistema giudiziario. Il personale amministrativo,
da anni in attesa di una necessaria riqualificazione, viene ancora
mortificato e svilito, con il blocco dei contratti, la proroga del
divieto di nuove assunzioni e un'ulteriore riduzione del 10% degli
stanziamenti per il funzionamento degli uffici.
I magistrati hanno il dovere di
denunciare i rischi per l'indipendenza della magistratura e per la
funzionalità del servizio giudiziario derivanti da una manovra
iniqua, sperequata e incostituzionale.