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11 ottobre 2014

Riforma della Giustizia, l’Anm contro Renzi: “Basta con le favole su ferie e stipendi”

Il presidente dell’Associazione magistrati Sabelli: «Falsa l’inefficienza dei giudici». E il segretario Carbone rilancia: «Politici in vacanza» - La Stampa

«Le riforme, lontane da quella rivoluzione che secondo facili slogan dovrebbe restituire alla giustizia piena efficienza e decoro, si uniscono a dichiarazioni che associano i ritardi della giustizia a una presunta scarsa produttività dei magistrati». Lo afferma il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, riferendosi al premier Matteo Renzi. «Sono offensive e si affiancano ai molti luoghi comuni sulla nostra presunta inefficienza e irresponsabilità. Sono veri e propri falsi - ha sottolineato - smentiti dai dati statistici». 


 «I dati, che evidenziano la serietà e la severità, talvolta anche eccessiva, del nostro sistema disciplinare - ha affermato Sabelli - collocano la produttività della magistratura italiana ai livelli massimi in Europa, con oltre 2 milioni 800 mila cause civile con oltre 1 milione 200 mila procedimenti penali esauriti in un solo anno». Soltanto «l’impegno straordinario dei magistrati e del personale di cancelleria», secondo Sabelli, «ha consentito di consolidare la tendenza verso una lenta ma progressiva riduzione e delle pendenze nel settore civile e del lavoro». Da segnalare anche «i risultati conseguiti, nonostante le difficoltà, nel contrasto alla criminalità organizzata ed economica, nella lotta alla corruzione, nella tutela dell’ambiente e della sicurezza sui luoghi di lavoro», «l’impegno dei colleghi degli uffici minorili, lo sforzo dei colleghi della sorveglianza».  


 «Assistiamo da tempo a interventi che in modo asistematico e spesso incoerente eccedono i confini della semplice riforma tecnica». Come le «inutili provocazioni» e «il ritornello ripetuto fino all’altro ieri, che l’Anm avrebbe protestato contro il tetto stipendiale massimo e avrebbe considerato la riduzione delle ferie alla stregua di un attentato alla democrazia: favole che non diventano più vere solo perché raccontare più spesso» ha aggiunto. 


 Secondo Sabelli «si rischia di retrocedere, a piccoli passi, in una progressiva erosione del ruolo della giurisdizione, con riforme condotte in assenza di un progetto organico con strumenti normativi impropri e con soluzioni inefficaci, accompagnate da slogan che ne dissimulano l’inutilità. Eppure non mancherebbero i segnali positivi». Il dibattito pubblico sulla riforma, ha aggiunto il presidente dell’Anm «si immiserisce in polemiche deprimenti su ferie e sospensione feriale dei termini e sulla presunta chiusura estiva dei tribunali; un dibattito purtroppo generato da una norma suggerita da esigenze di propaganda e da cedimenti di sapore demagogico piuttosto che da realtà volontà di riforma».  


 Sui temi della giustizia «la politica è in vacanza da tempo». La riforma del governo Renzi «non è rivoluzionaria, non mette mano a modifiche richieste da tempo. Il decreto legge doveva abolire le leggi ad personam, come quella sulla prescrizione e il falso in bilancio, che l’Ue e l’Anm chiedono da tempo». Rimangono invece «solo slogan che nascondo l’inefficienza delle riforme e attribuiscono alla magistratura la responsabilità» spiega il segretario generale dell’Anm, Maurizio Carbone, a margine della riunione del Comitato direttivo generale. 


 «Non bisogna parlare per slogan», ha aggiunto il presidente dell’associazione Rodolfo Sabelli. In materia penale, ha detto «sulla prescrizione, in base alle notizie che trapelano, il Governo sembra avviarsi verso un semplice ritocco della disciplina attuale, anziché all’auspicata radicale destrutturazione della legge del dicembre 2005, che includa fra l’altro, la sospensione della prescrizione almeno dopo la sentenza di primo grado». Le novità sulle riforme processuali, inoltre, «non sembrano tali da poter imprimere una svolta decisiva a una giustizia penale in affanno». 


Per quanto riguarda invece il progetto di «riforma della responsabilità civile, da tempo pendete in Senato, mortificherebbe il ruolo del magistrato e ne comprimerebbe l’indipendenza e la libertà di interpretazione, finendo col promuovere una giustizia non più giusta ma più innocua e conformista». Mancano inoltre «seri investimenti in personale e strumenti di lavoro» e «gli strumenti deflattivi nel processo civile, astrattamente apprezzabili, rischiano di essere troppo costosi e male armonizzati fra loro con le regole del processo». Infine «le modalità e i tempi della riduzione dell’età pensionabile produrranno la decapitazione in contemporaneità di centinaia di incarichi di vertice e consistenti vuoti in un organico già in sofferenza». 



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