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19 marzo 2013

Milano, Guido Galli ucciso da Prima Linea

"... Galli appartiene alla frazioneriformista e garantista della magistratura, impegnato in primapersona nella battaglia per ricostruire l'ufficio istruzione diMilano come un centro di lavoro giudiziario efficiente….". E'questo l'inizio del comunicato con cui Prima Linea il 19 marzo 1980rivendica l'omicidio del Giudice Istruttore Guido Galli, avvenutoquel giorno a Milano nei corridoi della Università Statale, oveteneva un seguito corso. "Un magistrato moderno, di idee aperte eliberali, di sicuri sentimenti democratici, che si sforzavaanzitutto di svolgere bene il suo lavoro, in silenzio, giorno pergiorno, così da assicurare il buon funzionamento della macchinagiudiziaria, pur operando sempre nel pieno rispetto delle garanziedegli imputati", avrebbe ribadito il giurista Vittorio Grevitrent'anni dopo. Ucciso perché era uno dei migliori, perché davacredibilità e forza democratica all'azione dello Stato. Nellatragedia della morte di Guido Galli, la drammatica sintesi dellaguerra che in quegli anni oppose la democrazia italiana a chi lavoleva distruggere. (estratto dalla pubblicazione del Csm "Nelloro segno")


Guido Galli

(Bergamo, 28 giugno 1932 - Milano, 19 marzo 2013)

Magistrato dell'Ufficio istruzione di Milano

Ucciso dalla organizzazione terroristica Prima Linea.



"Oggi 19 marzo 1980, alle ore 16 e
50 un gruppo di fuoco della organizzazione comunista Prima Linea ha
giustiziato con tre colpi calibro 38 SPL il giudice Guido Galli
dell'ufficio istruzione del tribunale di Milano... Galli appartiene
alla frazione riformista e garantista della magistratura, impegnato
in prima persona nella battaglia per ricostruire l'ufficio
istruzione di Milano come un centro di lavoro giudiziario
efficiente, adeguato alle necessità di ristrutturazione, di nuova
divisione del lavoro dell'apparato giudiziario, alla necessità di
far fronte alle contraddizioni crescenti del lavoro dei magistrati
di fronte all'allargamento dei terreni d'intervento, di fronte alla
contemporanea crescente paralisi del lavoro di produzione
legislativa delle camere.."



E' questo l'inizio del comunicato
con cui il commando di Prima Linea rivendica l'omicidio del Giudice
Istruttore Guido Galli, avvenuto a Milano nei corridoi della
Università Statale, davanti all'Aula Magna della Facoltà di
criminologia dove il Magistrato tiene il suo seguitissimo corso
sulla politica criminale in Italia tra il 1974 e il 1977.



Guido Galli nasce a Bergamo il 28
giugno del 1932. Frequenta la facoltà di Giurisprudenza a Milano
laureandosi il 10 novembre del 1954. Due anni dopo, supera gli
esami di Procuratore legale. Presta servizio militare e, giunto al
congedo, diventa Uditore giudiziario il 10 aprile 1959. Sposa
Bianca - compagna di giochi dell'infanzia - dalla quale avrà
quattro figli: Alessandra, Carla, Giuseppe e Paolo. Nel 1972
adottano il nipotino Riccardo, rimasto orfano. Ventuno, sono gli
anni della sua brillante carriera in magistratura. Pretore,
Sostituto Procuratore, Presidente della sesta sezione penale,
Giudice Istruttore. Scrive per riviste del settore e dal 1963 è
chiamato alla docenza universitaria. Nel 1976 arriva l'incarico di
Criminologia a Milano. Dal 1974 diviene anche componente della
Commissione per la riforma del codice penale.



Trent'anni dopo l'assassinio,
Vittorio Grevi, sul Corriere della Sera, definirà Galli "un
magistrato moderno, di idee aperte e liberali, di sicuri sentimenti
democratici, che si sforzava anzitutto di svolgere bene il suo
lavoro, in silenzio, giorno per giorno: così da assicurare il buon
funzionamento della macchina giudiziaria, pur operando sempre nel
pieno rispetto delle garanzie degli imputati. Ma era anche, nel
contempo, un magistrato aperto sul futuro, sensibile alla esigenza
di adeguamento del nostro sistema processuale alla Costituzione ed
alle Carte internazionali sui diritti dell'uomo".

Un ritratto che non si discosta da quello che di Galli ha più volte
fatto Armando Spataro che da sempre ha visto in lui il maestro e"
il fratello maggiore che non ho mai avuto"e che, con Galli, svolse
dal 1978 la prima maxi inchiesta milanese sul terrorismo seguita
all'arresto di Corrado Alunni. Fu Spataro il primo ad accorrere
quel 19 maggio alla Statale dove lo aveva chiamato la Digos
obbedendo all'ultima richiesta del magistrato ucciso. In
un'agendina trovata accanto al suo corpo privo di vita Galli aveva
infatti scritto "dovesse succedere qualcosa avvisate il dott.
Spataro".



Gli assassini di Galli saranno
fermati a pochi mesi dall'omicidio; qualche anno dopo saranno
condannati. A loro, la moglie e i figli del Magistrato ucciso
risposero con una lettera che è incisa su una targa, posta su un
muro del secondo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. "A
quelli che hanno ucciso mio marito e nostro padre. Abbiamo letto il
vostro volantino: non l'abbiamo capito. Sentiamo ugualmente il
dovere di scrivere queste righe, anche perché altri possano
leggerle. Capiamo solo che il 19 marzo avete fatto di Guido un eroe
e lui non avrebbe mai voluto esserlo, in alcun modo: voleva solo
continuare a lavorare nell'anonimato, umilmente e onestamente come
sempre ha fatto. Avete semplicemente annientato il suo corpo, ma
non riuscirete mai a distruggere quello che ha oramai dato per il
lavoro, la famiglia, la società. La luce del suo spirito brillerà
sempre annientando le tenebre nelle quali vi dibattete".



In questi giorni, Giuseppe Galli,
figlio del Magistrato ucciso ha letto, come altri, i manifesti
comparsi nelle vie di Milano con la scritta "Via le BR dalle
Procure" e ha scritto al Corriere della Sera una lettera pubblicata
il 18 aprile 2011 in cui si legge, tra l'altro: «19 marzo 1980: un
bambino di 12 anni piange disperato il padre ucciso. Aprile 2011:
un uomo di oltre quarant'anni è costretto a leggere manifesti
infamanti contro «quelle Procure» che guidarono il Paese oltre la
devastazione del terrorismo. Gli attacchi che da mesi si susseguono
contro i magistrati, e soprattutto contro la Procura di Milano,
toccano il culmine con un' accusa verso quei giudici il cui solo
torto è di far rispettare le leggi e applicare la giustizia... C'è
amarezza in chi, tanti anni fa, ha visto il proprio padre
assassinato dai terroristi e oggi, nella città in cui vive, legge
certe parole. Ma c' è anche la consapevolezza che, così come allora
Guido Galli cadde con il Codice in mano, oggi tanti altri
magistrati, tenaci e coraggiosi, con quello stesso Codice applicano
le leggi. Quel bambino oggi sa che le sue sorelle maggiori, tutti i
giorni, sono lì, nel Tribunale di Milano, nella «Procura delle Br»,
per permettere a lui, e a tutti noi, di poter vivere in un Paese
giusto, libero e democratico".



(Estratto dalla pubblicazione
del Csm "Nel loro segno").




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