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21 dicembre 2014

Corruzione, l'Anm attacca: «Serve più determinazione»

Il Sole 24 Ore


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«Dunque al Governo noi chiediamo meno stupore e scandalo e più determinazione». Non usa mezzi termini il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, in uno dei passaggi chiave della relazione letta ieri al Comitato direttivo centrale. Ed è un passaggio che cade all'inizio della parte dedicata al-la valutazione delle proposte appena varate dall'Esecutivo in materia di contrasto alla corruzione. Un intervento, quello messo sul tappeto da poco più di una settimana e che non appare certo risolutivo perché ancora troppo frutto di una contingenza che si è presentata, ancora una volta, sotto forma di indagine della magistratura. Così, «le cronache giudiziarie hanno ridestato un dibattito che pareva sopito, su proposte che suscitano nel mondo politico divisioni e polemiche, piuttosto che consensi. Ma anche questo accendersi episodico di fiamma appare effimero. La politica - avverte Sabelli - sembra oggi accorgersi improvvisamente di quei guasti che noi abbiamo segnalato da anni».


Ma poi tutti questi toni di indignazione della politica, si rammarica Sabelli, levati allo scoppiare dell'ennesimo scandalo «stridono con la debolezza delle annunciate pro-poste governative: aumento della pena e limiti al patteggiamento». Si tratta, nella lettura del leader dell’Anm, di misure che rischierebbero di scoraggiare ogni collaborazione e di rendere ancora più robusto il patto tra corrotti e corruttori nel segno dell'omertà dettata dalla convenienza reciproca. E allora Sabelli su questo punto rivendica l'intervento dell'Anm in pressione sul ministero della Giustizia che, solo dopo l'approvazione di misure che ne erano prive, ha invece annunciato che verranno introdotti nel cammino parlamentare sconti di pena per chi decide di collaborare con la magistratura. Il timore, molto concreto, è però che la strada scelta, quella di pochi, modesti, ritocchi, fatti confluire in una ben più ampia proposta di legge, destinata a lunghi percorsi parlamentari, conduca le norme a impantanarsi, una volta evaporata l'indignazione del momento e archiviato il ricordo dello scandalo romano.


Ma Sabelli va a toccare nella sua polemica relazione, a conferma del grande gelo con il Governo, altri due temi chiave: la prescrizione e la responsabilità civile delle toghe. Sulla prima, l'invito è quello di abbandonare un'eccessiva timidezza nell'affrontare i guasti di quella che già, quasi dieci anni orsono, la magistratura bollò come una delle tante leggi ad personam. E, se il riferimento è alla ex Cirielli, allora la cura non può essere centrata solo su palliativi come le (annunciate) ipotesi temporanee di sospensione nelle fasi di impugnazione, «cui si aggiunge il recente annuncio di un proba- bile allungamento del termine ordinario» (il riferimento è al testo base presentato alla Camera). Misure che, se non accompagnate da soluzioni in grado di stroncare ogni tentativo di innaturale dilatazione dei tempi del processo, potrebbero paradossalmente aggravare ancora di più la durata dei processi. Se la prescrizione è quello scandalo che disperde lavoro e risorse, il legislatore, è la proposta dell’Anm, deve bloccarla, non solo congelarla, se non dopo l'esercizio dell'azione penale, almeno dopo la sentenza di primo grado. Come avviene del resto in molti altri Paesi. Tanto più che il blocco della prescrizione avrà come conseguenza anche un maggiore ricorso ai riti alternativi e scoraggerà le impugnazioni inutili.


E sulla responsabilità civile dei magistrati, Sabelli ne parla come di «una specie di ossessione della politica, e non da 3 ma da 30 anni almeno». A non convincere è un intervento che, ormai in dirittura d'arrivo, modifica la Legge Vassalli ben oltre quanto ríchiesto dalle pronunce della Corte di giustizia europea. Nel merito poi i profili più critici, nell'esame di Sabelli, sono due: la rimozione del filtro di ammissibilità e la nuova causa di responsabilità per travisamento del fatto o delle prove. Sul primo, non si vede perché, avverte il presidente dell'Anm, dovrebbero essere accolte domani domande che oggi sono ritenute, grazie al filtro, prive dei requisiti minimi di ammissibilità. A volere tacere poi del rischio della proposta di azioni chiaramente strumentali e intimidatorie. Per quanto riguarda poi la nuova causa di responsabilità, la relazione di Sabelli, che esclude anche qualsiasi automatismo tra presentazione della domanda di risarcimento e azione disciplinare, osserva che la nozione di travisamento è troppo ambigua e non per- mette di chiudere la responsabilità del magistrato nei confini dell'errore grave e manifesto.


 



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