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2 aprile 2017

Albamonte: la politica si pronunci sui nuovi diritti

"Fine vita, stepchild adoption, immigrazione sono temi centrali sui quali il legislatore è chiamato a dare delle risposte"


Albamonte

“Quello che noi temiamo è di cadere in una fase di vuoto politico. Con un governo di cui non si capisce quale possa essere l'orizzonte, delle elezioni che si spostano ogni settimana più avanti o più indietro e queste primarie del partito di maggioranza che sono diventate il tema centrale nel dibattito del Paese, noi abbiamo paura che gli spazi per interloquire siano minimi pur se i temi sono invece importantissimi”. Eugenio Albamonte, neopresidente dell’ANM, chiede che "la politica si pronunci sui grandi temi come il fine vita, la stepchild adoption, il fenomeno dell'immigrazione e i diritti fondamentali sui quali il legislatore è chiamato a dare delle risposte ai cittadini che però non arrivano. Le domande di giustizia, invece, ci sono e il giudice non può non rispondere davanti alla richiesta di tutela di un diritto. Si crea, quindi, un corto circuito perché la politica non accetta la risposta che è stata data dal magistrato che, per essersi sovraesposto per riempire un vuoto lasciato dal legislatore, viene aggredito e accusato di supplenza. E la magistratura rischia così di essere delegittimata dal modo in cui la politica ne dibatte. Noi non vogliamo fare supplenza – rimarca Albamonte – vogliamo che il legislatore si riprenda il suo ruolo e vogliamo avere delle norme da poter applicare".


Il neopresidente, soffermandosi sempre sui rapporti con la politica, analizza poi l’ultimo ventennio: “Noi abbiamo vissuto purtroppo tutto il periodo del governo di centrodestra e questo primo scorcio di post-centrodestra in cui siamo stati messi nell’angolo da una serie di iniziative di riforma all’inizio addirittura dichiaratamente punitive, spesso non tarate per raggiungere il fine che noi invece perseguiamo con grande energia di restituire efficienza, funzionalità e, quindi, credibilità alla giurisdizione. Il fatto di essere continuamente esposti alle iniziative altrui ci ha rassegnato in una posizione di difesa. Sono quasi vent’anni che stiamo sulle barricate volta per volta a confrontarci con questa o con quella iniziativa legislativa che riteniamo dannosa e in alcuni casi esiziale; non abbiamo più portato avanti così una caratteristica storica del nostro associazionismo che è la capacità di proposta. Non possiamo immaginare di ridisegnare un grande affresco dei quattro codici, possiamo però individuare dei temi sui quali lavorare e fare proposte”.



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