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20 giugno 2020

Intervento del presidente Anm Luca Poniz al CdC del 20 giugno

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Care colleghe, cari colleghi.


Questa è la prima riunione del Comitato Direttivo Centrale dopo la fine della fase più critica dell’emergenza sanitaria - con i suoi effetti catastrofici per il Paese, e anche, naturalmente, per noi -   ciò che ha oggi consentito una convocazione con una modalità, opzionale, sia fisica che telematica.   Chi di noi ha voluto essere fisicamente presente nelle sede dell’ANM lo ha fatto per dare un segno anche simbolico di volontà di rapido ritorno ad una normalità che tanto ci manca, e che ha reso questi mesi ancora più difficili.


Vorrei dare il benvenuto a Rita De Donato, Giancarlo Mancusi, Manuela Matta, Fabrizia Pironti di Campagna, che subentrano nel Comitato Direttivo Centrale – in sostituzione delle colleghe e dimissionari - da oggi, in un momento davvero molto difficile e straordinariamente complesso, ciò che rende ancora più importante il loro senso di responsabilità, di cui li ringraziamo profondamente.  Lo fanno in una seduta il cui Ordine del Giorno evidenzia l’importanza dei temi, e la rilevanza del dibattito che essi naturalmente implicano.


Spiace davvero, invece,  prendere atto delle dimissioni dal C.D.C dei colleghi del gruppo di Magistratura Indipendente, e della loro mancata sostituzione , come del resto annunciato con le dimissioni stesse: è  un abbandono del luogo, il Comitato Direttivo Centrale,  che in questi quattro anni ha avuto – ed ha naturalmente ancora oggi – assoluta centralità nel dibattito e nella proposta,  che in questi momenti di grande difficoltà sono ancora più importanti nell’interesse non soltanto dell’Associazione,  ma della Magistratura e della Giurisdizione. Nessun contrasto, nessuna polemica – nemmeno la più aspra – nessuna diversa visione può, a mio avviso, giustificare un abbandono del luogo istituzionalmente deputato al confronto, ed all’assunzione delle relative responsabilità di iniziativa e di proposta, in ragione del mandato che tutti abbiamo ricevuto, anche dalle colleghe e colleghi che non si riconoscono, non “appartengono” ai gruppi qui rappresentati.   E spiace che ciò sia accaduto proprio nel momento in cui – all’esito del C.D.C. del 23-25 maggio, nel quale questa Giunta ha rimesso il proprio mandato con un gesto di responsabilità istituzionale in presenza di nuovi eventi e nella forzata prorogatio determinata dall’emergenza sanitaria – fosse stato individuato proprio nel Comitato Direttivo Centrale –  statutariamente deputato ad imprimere la direzione essenziale e le linee di fondo alla vita associativa   – il momento ed il luogo di essenziale svolgimento di un dibattito ampio, franco, aperto e propositivo, oggi quanto mai necessario, del resto in coerenza con un  metodo adottato in questi quattro anni.  Un C.D.C.  deputato anche a seguire passo a passo la procedura per l’organizzazione delle elezioni per il suo rinnovo – purtroppo prorogate -    le cui rivoluzionarie modalità di svolgimento in forma “telematica” sono state oggetto di unanime delibera il 9 maggio, con conseguente onere di condivisione della responsabilità organizzativa da parte di tutti i gruppi, anch’esso oggi venuto meno…. Tant’è, ne prendiamo atto, con amarezza; ma questo non impedirà certamente la nostra riflessione, il nostro dibattito e la nostra proposta, che avvertiamo ancora di più come preciso dovere a fronte di una situazione critica e complessa, in cui l’ANM  svolgerà il proprio compito, con senso di responsabilità , come nella sua lunga tradizione.


Questo CDC è alla sua quarantesima riunione, dalla prima – quella del suo insediamento – avvenuta il 9 aprile del 2016; significa una media di 10 riunioni per anno, dato inequivocabile, che certifica in modo incontestabile la sua importanza e la centralità del suo ruolo nella vita associativa, nell’elaborazione e nella proposta, in questi quattro anni.   Nei quali molte analisi sono state fatte per tempo,  e per tempo avanzate proposte, anche alla politica, su molti dei temi e punti che oggi sono tornati d’attualità,   perché collegati all’emergere delle gravi condotte documentate –  per come oggi selezionate e offerte alla conoscenza pubblica da alcuni organi di stampa – dagli esiti dell’indagine di Perugia, che un anno dopo rispetto al suo inizio – che rivelò nell’immediatezza il gravissimo episodio relativo all’interferenza sulla vita consigliare nella nomina del Procuratore della Repubblica di Roma , con tutto quello che ciò determinò.


Come abbiamo di recente sottolineato, un anno dopo, altri pezzi di dialoghi (come selezionati, e con quale criterio, lo vedremo) offrono elementi ulteriori di quel mondo, colto nelle intercettazioni allora in tempo reale, ma se vogliamo con una “prospettiva” persino più ampia: un diffuso sistema di relazioni, e ulteriori aspetti della stessa sostanza.  Una sostanza che oscilla dall’illecito, al torbido,  dall’inopportuno  all’avvilente, e che interessa diversi, e diversamente gravi, piani:  dopo quello dell’interferenza esterna sul C.S.M.,  un diffuso  carrierismo  ed il  correntismo che con esso si intreccia, con ciò che implica nel rapporto tra magistratura e autogoverno (e dunque  nel condizionamento interno del Consiglio);  sospetti di interferenza giurisdizionale;  rapporto tra politica e magistratura,  nella sua evidente reciprocità,  ben oltre i luoghi, e i momenti,  in cui esso è fisiologica,  ed assume anzi i contorni di una relazione personale.


Carrierismo e correntismo, dunque, come “termini” politici del problema, con i plurimi precipitati che esso ha.  Come si ricorderà, lo avevamo già detto: immediatamente dopo l’esplosione del caso Perugia, l’ANM affrontò con tempestività e fermezza quella prima parte dei fatti – in sé gravissimi – e intravide con lucidità il contesto e la portata sistemica delle condotte disvelate.   E lo fece anche adottando un duro documento in quell’importantissimo CDC del 5 giugno 2019 (in quel momento, lo ricorderemo, era Presidente dell’A.N.M. il collega Grasso), all’unanimità. Vale la pena oggi ricordarne, per chi se ne fosse scordato (anche tra distratti commentatori, interni ed esterni alla magistratura) i punti essenziali:


“Tali condotte, mai smentite dai diretti interessati, rappresentano con evidenza un'inammissibile interferenza nel corretto funzionamento dell'Autogoverno che, negli equilibri costituzionali, è presidio fondamentale dell'indipendenza della magistratura e non possono in alcun modo essere giustificate o sminuite in considerazione dell'incalcolabile danno che hanno arrecato all'Istituzione e ai singoli magistrati che si ispirano, nel loro operare quotidiano, a rigorosi principi di correttezza”.Seguiva la richiesta di dimissioni dei consiglieri coinvolti, e l’apertura di un procedimento disciplinare in relazione alla violazione del codice etico. Ma, soprattutto, questo si affermava con forza: “ Il CDC dell'ANM, ritiene che, al fine di prevenire il ripetersi di tali gravissimi episodi di degenerazione del sistema dell'autogoverno, sia necessario aprire uno spazio di dibattito e di riflessione interna all'associazione, che garantisca la più ampia partecipazione di tutti i magistrati, per l'elaborazione di proposte che, anche attraverso la modifica di norme esistenti, consentano di apprestare misure effettive a tutela del Governo Autonomo”. E si proponevano plurime linee di intervento, rivolte a) alla politica, b) al CSM e, naturalmente, c) a noi stessi.


a)     Alla politica:



  • proposte di modifica del sistema elettorale per la designazione dei consiglieri togati del CSM che garantisca una maggiore rappresentatività e una maggiore partecipazione democratica;

  • proposta di innalzare i limiti minimi di valutazione di professionalità necessari per concorrere agli incarichi direttivi e semidirettivi;

  • introduzione del periodo minimo di legittimazione di quattro anni per proporre domande di tramutamento anche per i presidenti di Corte d’Appello, Procuratori Generali presso le Corti d’Appello ed equiparati;

  • reintroduzione della norma che prevedeva il divieto per almeno due anni per i consiglieri superiori uscenti di presentare domanda per incarichi direttivi o semidirettivi o per essere collocati fuori ruolo (ricordiamo invece la vergognosa cancellazione del limite di un anno, fatta da mani misteriose, da una cattiva politica, a favore di qualche aspirante magistrato…);

  • introduzione di analoga norma che preveda che i magistrati fuori ruolo possano presentare domanda per incarichi direttivi o semidirettivi solo trascorsi almeno due anni dal rientro in ruolo;

  • divieto di ritorno all'esercizio delle funzioni giudiziarie per magistrati che hanno assunto incarichi politici, che dovranno essere ricollocati in funzioni amministrative;

  • introduzione del periodo minimo di legittimazione di quattro anni per proporre domande di tramutamento anche per i presidenti di Corte d’Appello, Procuratori Generali presso le Corti d’Appello ed equiparati.


b)     Al CSM:



  • proposte di modifica del testo unico della dirigenza in modo da privilegiare l'esperienza giudiziaria maturata positivamente rispetto ad altri parametri;

  • proposta di calendarizzazione delle pratiche relative alla nomina di direttivi e semidirettivi secondo rigorosi criteri cronologici legati all'effettiva vacanza del posto da coprire;


c)     A noi stessi e alla magistratura:



  • modifiche statutarie che introducano forme di incompatibilità tra incarichi associativi e incarichi istituzionali;


Rilevante l’analisi “di sistema”  che avevamo compiuto, e che oggi trova una, purtroppo ulteriore e drammatica conferma; si disse infatti,  un anno fa “Il CDC ritiene, infine, che sia necessaria una vera e propria opera di sensibilizzazione culturale per combattere il carrierismo che, dopo la riforma dell'ordinamento giudiziario, sembra interessare settori sempre più ampi della magistratura. È infatti imprescindibile che tutti i magistrati rispettino la norma del codice etico che fa divieto di adoperarsi impropriamente per ottenere promozioni”.


Questi punti hanno poi costituito la base programmatica della nuova GEC, eletta il 16 giugno 2020.


Ma altre, in tempi non sospetti, e certo non dettati dalla contingenza, o dalla polemica, o dallo scandalo, ci avevano visti protagonisti della proposta riformatrice: cito, tra le più rilevanti, le delibere del CDC:


21 maggio 2016 > intercettazioni e privacy;
14 gennaio 2017> età pensionabile e carriere;
7 luglio 2017 > discrezionalità CSM per incarichi direttivi, semidirettivi e conferimento funzioni legittimità
13 gennaio e 15 dicembre 2028> rientro in ruolo membri CSM;
24 marzo 2018 > rientro in ruolo dei magistrati in politica;
13 gennaio 2018 > concorso in magistratura, auspicio ritorno a concorso di primo grado.


Doveroso ricordare, infine, che sull’attuale  legge elettorale per il CSM erano state avanzate fin dalla sua approvazione critiche feroci, sia nel parere dell’allora CSM in carica, sia dalla magistratura associata, e che,  da ultimo,  questo  CDC ,  evidenziati i gravi limiti di questa legge elettorale e la sua cinica applicazione,  ha  cercato, in occasione delle elezioni suppletive indette per la sostituzione di componenti dimissionari, di favorire candidature plurime e plurali – non solo, dunque, espressione di gruppi organizzati – sul presupposto che molti magistrati, che pure si riconoscono  nell’associazionismo giudiziario, non  fanno parte di gruppi, e in essi non si riconoscono.


Molti di questi punti, e l’analisi sottostante, sono stati analiticamente esposti e trattati al Congresso di Genova: naturalmente l’informazione ha preferito, in quella per noi importante occasione, concentrarsi sul problema della prescrizione, assecondando anche in quel caso la contingente ed interessata polemica politica, e come non di rado accade, eludendo i tanti nodi da noi toccati…


Riforme


L’urgenza delle riforme non ci coglie dunque impreparati; molte cose sono state già dette, in modo chiaro, ed esse. Altre dobbiamo dire oggi, le dovrà dire questo CDC, al quale chiediamo, con la discussione, un mandato per portarne gli esiti – anche tenendo conto dei dibattiti nelle sedi territoriali – all’attenzione del Ministro e della politica, secondo la modalità istituzionale che è propria della storia dell’ANM e del suo ruolo.


E’ con questo spirito che abbiamo accolto l’invito del Ministro della Giustizia ad interlocuzioni, avvenute - dopo il CDC del 23 /25 maggio, con una rappresentanza istituzionale della GEC (Presidente, Segretario, Vice Segretario, nella prima occasione; e Presidente, Segretario, Vice Presidente, nel secondo incontro, del 16 giugno)


proposte /dialogo:   necessità di una visione riformatrice ampia, in una pluralità di direzioni, nella consapevolezza che i gravi fatti emersi, e nell’ultimo periodo consegnati all’opinione pubblica da chat dai contenuti in molti casi gravissimi ed assolutamente inaccettabili , impongono una serie di riforme , di cui la legge elettorale del CSM rappresenta solo una parte, per quanto significativa; come del resto abbiamo detto  nelle occasioni e nei documenti sopra riportati, certi di avere già un pieno mandato a portarli all’attenzione della politica, attesi i tempi e modi della loro deliberazione.


Bozze di proposte del Ministro:


-        CSM
-        Ordinamento > pluralità di punti interessanti, di cui faremo illustrazione nel merito al punto relativo; il cuore del problema è la discrezionalità, la carriera; legge del 2006;
-        sanzioni   


Autogoverno:


CSM >  necessità di una legge che non muova dalla stretta contingenza; le leggi ordinamentali esigerebbero una visione di lungo periodo ; quella del CSM deve muovere dalla consapevolezza del ruolo del consiglio, organo di rilievo costituzionale, deputato al presidio di principi essenziali; organo di “amministrazione della giurisdizione” secondo la felice formula di Pizzorusso,  e dunque di tutte le sue complessità, ciò che impone di muovere dall’essenziale principio della sua piena rappresentatività.


Si spererebbe di non dover ricordare il principio essenziale dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, che il Consiglio è deputato a tutelare, che nessuno sembra voler esplicitamente toccare – non fosse altro che perché di rango costituzionale, e tale da avere indissolubile legame con la qualità della democrazia stessa –  anche se nell’ultimo periodo si sono lette le cose più incredibili e stravaganti; ed allora vengono in mente – con qualche brivido – esperienze di democrazie europee (o forse quasi democrazie?) come Ungheria e Polonia, dove l’inizio della fine dell’indipendenza del potere giudiziario è cominciata proprio dalle riforme degli organi di autogoverno.


Il pericolo è stato avvertito anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i cui interventi e le cui parole abbiamo sempre citato e oggi ancora una volta citeremo, non solo – naturalmente – per il riconoscimento che sempre ha tributato al ruolo della magistratura ed all’associazionismo, ma anche per i moniti ed i richiami che oggi appaiono ancora più fermi e severi. Ed appare ancora più doveroso ricordare oggi le Sue parole, pronunciate il 18 giugno, due giorni fa, in occasione del ricordo dei colleghi Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Guido Galli, Mario Amato, Gaetano Costa, Rosario Livatino.


“La stragrande maggioranza dei magistrati è estranea alla “modestia etica” – di cui è stato scritto nei giorni scorsi - emersa da conversazioni pubblicate su alcuni giornali e oggetto di ampio dibattito nella pubblica opinione. E, anche per questo, non si può ignorare il rischio che alcuni attacchi alla Magistratura nella sua interezza siano, in realtà, strumentalmente svolti a porne in discussione l’irrinunciabile indipendenza”.


E’ a questa stragrande maggioranza che oggi noi vogliamo pensare; al loro lavoro, al loro impegno.


“Non può essere, però, in alcun modo, sottovalutato che queste vicende hanno gravemente minato il prestigio e l’autorevolezza dell’intero Ordine Giudiziario, la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono - ripeto - indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica.


Anche in questa occasione va ricordato che l’indipendenza e la totale autonomia dell’Ordine Giudiziario sono affermati nelle norme della Costituzione ma trovano il loro presidio nella coscienza dei nostri concittadini; e questo presidio, oggi, appare fortemente indebolito.
Rinvigorirlo spetta soprattutto ai magistrati, a ciascuno di essi, sul piano sia dell’impegno professionale sia dei comportamenti personali.
La limpidezza del modo di agire anche nella vita associativa, e la credibilità in tutte le decisioni che riguardano il Consiglio Superiore - dalle nomine agli avanzamenti, ai provvedimenti disciplinari e, prima ancora, alle candidature al Consiglio – costituiscono per i cittadini un metro di valutazione della trasparenza e della credibilità anche delle decisioni assunte dalla Magistratura nel rendere giustizia”


C’è, dunque, una gigantesca questione morale: pur convinti che essa NON riguardi i moltissimi magistrati che ne sono certamente estranei,  ha, tuttavia, una portata "di sistema", che riguarda i gruppi associativi,  il loro progetto e la loro azione, il senso del loro ruolo; ma anche  la selezione dei loro gruppi dirigenti, la loro "offerta" associativa, che si è concretata e si concreta non di rado in promesse, aspettative .


Alla riflessione etica e politica, al necessario lavoro di rigenerazione e rifondazione dei gruppi e delle loro dinamiche siamo chiamati tutti, nessuno escluso; così come ad un’assunzione di responsabilità politica che riguarda chiunque di noi abbia avuto ruoli nell’associazionismo, anche di chi - come molti di noi - sa di non aver posto in essere alcuna condotta individualmente rimproverabile.


Esiste poi, naturalmente, un piano della responsabilità dei singoli, oggetto di doverosa valutazione, che deve essere compiuta una volta che gli atti - che abbiamo con forza reiteratamente richiesto, persino nominando un nostro difensore nel procedimento perugino – saranno nella nostra disponibilità, senza il filtro o la selezione, più o meno interessata, di chiunque.


Probiviri


Oggi, come noto, il primo punto all’OdG è la discussione sulle proposte del collegio dei provibiri, che riguarda anche le prime vicende emerse nell’indagine di Peugia, relative al tentativo di condizionamento della nomina del Procuratore della Repubblica di Roma. Nel merito, ne parleremo tra poco, con illustrazione delle contestazioni e delle proposte.


Ora mi interessa evidenziare il profilo della tempestività del lavoro dei probiviri, la completezza e dare conto del fatto  che esso si era concluso -  dopo essere stato attivato nel giugno scorso, e rinviato più volte per ragioni strettamente legate ad istanze difensive dei colleghi oggetto del procedimento - il 2 marzo del 2020; come noto, era stata fissata nella seduta del CDC del 7 marzo 2020 la trattazione delle proposte, ciò che purtroppo non è potuto avvenire per la cancellazione della seduta del CDC per la sopravvenuta emergenza sanitaria.


Elezioni


E’ doveroso tornare a sottolineare che la proroga delle funzioni di questo C.D.C. è stata oggetto di unanime valutazione da parte del CDC, che ha disposto due volte il rinvio delle elezioni, una prima volta a maggio, una seconda – con voto differenziato sulla date, oscillanti tra settembre ed ottobre – al 18,19 e 20 ottobre.  Contemporaneamente, deliberata – sempre all’unanimità -l’inedita e rivoluzionaria modalità di svolgimento del voto con modalità telematica, ciò che implica una complessa procedura di organizzazione, che almeno nella prima occasione (questa) implica una lunga e non altrimenti ovviabile “costruzione” di una banca dati dei soci aventi diritto al voto. Tutti i passaggi ed i relativi tempi sono stati analiticamente indicati e descritti nelle sedute del CDC a ciò dedicate (in particolare, il 23 maggio) ed è noto che la Giunta, appositamente integrata al fine di condividere l’organizzazione del voto anche con chi non ne faceva parte, ha immediatamente attivato la procedura  organizzativa, dopo la verifica e selezione delle piattaforme tecniche disponibili, e delle aziende affidabili, onde curare OGNI aspetto del voto (affidabilità, sicurezza, praticabilità).


Il voto ha a che fare con un momento essenziale della democrazia, e dunque della vita associativa, a cominciare dalla piena partecipazione di tutti gli associati. Sicchè le delibere che ne hanno stabilito le date, dopo valutate tutte le implicazioni tecnico-organizzative non sono capricci del momento, e sono anzi una precisa assunzione di responsabilità: sicchè non appare serio oggi invocare nuove date di elezioni, come se questo dipendesse dalla libera volontà di ciascuno,  e non da ragioni serie, già rigorosamente valutate nell’interesse stesso dell’ANM:


Ci attende un compito importante, oggi, non solo in questa sede.


V’è necessità di una diffusa, piena consapevolezza della nostra importanza, del nostro ruolo di magistrati, e di magistrati - nel nostro caso – con un importante ruolo associativo.  Richiede una consapevole capacità di mettere in discussione assetti consolidati, prassi diffuse e accettate, rendite di posizione… E dunque interessi, il più delle volte non tutelabili, quando non ontologicamente irricevibili.


E’ necessario avere la consapevolezza dell’alta funzione che esercitiamo, e tornare a coltivare la passione – pura – per il diritto e la giustizia, con l’orgoglio di servire la Repubblica, e i suoi cittadini, come fanno ancora migliaia di magistrati, e come alcuni di loro hanno fatto, fino al sacrificio.



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