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dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.
    

9 dicembre 2020

"Alzare un muro contro tutte le degenerazioni: la vera prova per l'ANM"

Il segretario dell'ANM Salvatore Casciaro intervistato dal quotidiano "Il Dubbio"


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«II ruolo dell'Anm? Credo sia quello di intervenire fornendo un contributo tecnico nella elaborazinne delle riforme legislative, con particolare riguardo a quelle che investono direttamente l'ordinamento giudiziario. Inutile negare, però, che all'interno della magistratura ci sono sensibilità diverse sul suo ruolo e sul suo possibile raggio d'azione. E' mia opinione che ci si debba attenere ai compiti che lo statuto attribuisce all'associazione, dando forte impulso all'azione di tutela degli interessi morali ed economici dei magistrati. Aggiungo che la sintesi programmatica tra i gruppi associativi è stata, per preciso impegno comune, proprio in tal senso».
Salvatore Casciaro, consigliere presso la sezione lavoro della Corte d'appello di Roma ed esponente di Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe, è il nuovo segretario generale dell'Anm. Questa è la sua prima intervista.


Consigliere, perché è stato così difficile trovare un accordo fra i vari gruppi? Un problema di nomi o di programma?
Un problema di programma: occorreva intendersi su come declinare un progetto di rinnovamento reale per restituire all'associazionismo giudiziario il suo senso più autentico. Ed è quello che abbiamo fatto. Era ragionevole, una volta delineato un progetto di cambiamento, che se ne facesse poi interprete una nuova giunta esecutiva.


Perché avete deciso di non ripetere l'esperienza della "rotazione" dei vertici associativi?
L'argomento non è stato affrontato perché ci si è concentrati nello sforzo di sintesi delle diverse linee coprogrammatiche. Ciò non significa, comunque, che nel suo percorso l'esecutivo dell'Anm, che riflette le diverse sensibilità associative, debba restare immutato nell'attuale assetto.


Articolo 101, il gruppo "anticorrenti", ha deciso di rimanere fuori. Cosa pensa?
Ho grande rispetto per la lista 101., che ha deciso autonomamente di restare fuori dall'esecutivo. Auspicherei che le loro istanze fossero veicolate nel segno non della contrapposizione frontale, ma del dialogo costruttivo. I gruppi associativi restano, al di là dei fenomeni di degenerazione su cui occorre drasticamente intervenire, una grande risorsa con il loro contributo di storia, di idee e valori.


Il caso "Palamara" ha rappresentato un colpo severo all'immagine della magistratura. Il pg della Cassazione ha escluso profili disciplinari per i magistrati che si "autopromuovevano". Come vi comporterete per quanto concerne gli aspetti deontologici?
La perdita di immagine non è stata solo esterna e nei riguardi dei cittadini, ma anche interna. Mi spiego: molti colleghi si sono allontanati dalla vita associativa, che invece è un ambito di confronto e una forma di crescita umana e professionale di grande significato. Oltre all'attività di analisi dei profili deontologici di competenza dei probiviri, sarà fondamentale la capacità di dimostrare, in tempi brevi, la reattività dell'associazione nell'individuare le linee di contrasto affinché il fenomeno del correntismo possa essere efficacemente avversato. Questo sarà il primo "banco di prova" par l'Anno il rinnovamento dovrà essere percepito all'esterno fin dalle prime iniziative.


Covid e giustizia: la pandemia ha messo in luce tutte le criticità del sistema. Si pensi all'iniziale impossibilità per il personale amministrativo di lavorare da remoto. Da giudice che opinione ha?
Abbiamo scontato in questi lunghi mesi eli emergenza sanitaria difficoltà organizzative in parte inevitabili. La capacità di adattamento dalle amministrazioni pubbliche sconta lentezze; talvolta originate da assetti regolamentari o procedimenlali che meriterebbero di essere semplificati. Uno dei paradossi è consistito, con l'ingresso del "lavoro agile" per il personale amministrativo, nell'impossibilità a cui lei accennava di accedere "da remoto" ai servizi di cancelleria. Me le cose stanno cambiando, almeno su tale aspetto. Grande impegno è stato profuso dai dirigenti degli uffici giudiziari che hanno stilato protocolli con enti e aziende sanitarie locali, costituendo "unità di crisi" per fronteggiare le situazioni di emergenza riducendo le ricadute sull'amministrazione della giustizia. Servirebbe un protocollo nazionale per assicurare un omogeneo grado minimo di protezione dal rischio epidemico ed evitare differenti tutele. Al guardasigilli, che ha mostrato disponibilità, abbiamo presentato una serie di richieste per rendere più sicura la celebrazione dei processi, e ciò a salvaguardia della salute degli operatori della giustizia e dell'utenza.


Può fare un esempio?
Mi sembra francamente poco coerente con le esigenze di funzionalità del processore di tutela della salute pubblica prevedere, nel penale, il compimento di attività processuali "da remoto" nella fase di indagine e non consentirlo in termini altrettanto ampi, nonostante il consenso del difensore dell'imputato, nella fase del giudizio.


Come vede la possibilità di sanzioni disciplinari per giudici e pm che non rispettano la durata preordinata delle fasi processuali?
Sono "norme manifesto" inutili se non controproducenti, vengono percepite come vessatorie per coloro, e sono tanti, che lavorano senza risparmiarsi per dare un servizio di qualità ai cittadini. I tempi del processo sono all'evidenza legati ai carichi di lavoro. Se non si incide sui carichi non ha senso fissare aprioristicamente i tempi che potrebbero andare bene in un contesto geografico in cui la mole di lavoro è inferiore, ma sarebbero improponibiliad altre latitudini con carichi ben più pesanti.


I processi, comunque, in Italia durano tanto...
Il potere politico è chiamato ad una profonda riflessione sulla durata ragionevole del processo e sulle doverose iniziative di riforma per velocizzare la macchina della giustizia. C'è ad esempio un disegno di legge delega per la riforma del processo civile, presentato nel lontano 2014 dall'ex ministro Andrea Orlando con la finalità di contenere i tempi dei giudizi, che non ha mai visto concludere il proprio percorso parlamentare. Finora non si è fatto abbastanza su questo fronte. Un cattivo pagatore potrebbe avere convenienza ad affrontare il processo, all'esito del quale sarà costretto a saldare il debito scaduto anni prima, ma con interessi beni inferiori a quelli praticati dal sistema creditizio. Occorre riflettere suIle funzionalità del processo e individuare i giusti rimedi, specie ai fenomeni di abuso del processo. L'Anm non farà mancare, su tale versante, il proprio contributo propositivo.


Nella riforma del processo penale all'esame della Camera per la riduzione del carico processuale è previsto l'innalzamento da 5 a 8 anni del limite di pena massimo per il patteggiamento. Contestualmente, però, si vuole allargare il numero dei reati per i quali l'acceso al patteggiamento è precluso. C'è spazio per un'azione congiunta di magistratura e avvocatura in modo che si recuperi l'impostazione condivisa da Anm e Ucpi al tavolo di Bonafede, impostazione decisamente più coraggiosa, sui riti speciali?
Sarebbe importante un'azione congiunta di magistratura e avvocatura. Nel campo delle riforme del processo penale, e non solo con riferirnento alle misure alternative al dibattimento, la magistratura associata e l'avvocatura devono dialogare fra loro e fornire ogni contributo tecnico e di esperienza all'azione del governo; è importante ricercare un dialogo costruttivo che, nel rispetto dei diversi ruoli miri a restituire piena funzionalità i al processo penale.


Sulla giustizia, però, la maggioranza oscilla fra la linea "restrittiva" del M5s e quella "garantista" di Italia viva. Ciò determina ritardi interna di riforme. Il ruolo della magistratura e dell'avvocatura diventa a questo punto quanto mai fondamentale.
Come ho già detto, l'ascolto del punto di vista dell'altro, l'attenzione per le opinioni diverse dalla propria e la disponibilità a cambiare prospettiva, sono presupposti ineliminabili, unitamente a un sano pragmatismo, per costruire buone riforme nell'interesse del Paese.


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