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24 febbraio 2023

L'intervista del presidente Santalucia sul Fatto quotidiano


intervista_ilfatto

di Valeria Pacelli


Le parole di Carlo Nordio, ex magistrato oggi ministro della Giustizia, pronunciate ieri alla Camera sull'affaire Delmastro non sono rimaste indifferenti nel mondo di coloro che dell'attuale Guardasigilli in passato erano colleghi.


Quei messaggi rivolti alla Procura di Roma - che ha iscritto il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove per rivelazione di segreto d'ufficio - per Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, "sono fuorvianti: passa l'idea che i pubblici ministeri invadono gli spazi riservati alla politica e così non è".


La vicenda di cui si discute ha avuto origine il 31 gennaio scorso quando Giovanni Donzelli (FdI) ha riportato in aula una serie di conversazioni tra l'anarchico Alfredo Cospito e alcuni detenuti, come lui, al 41-bis. Chi gli ha dato quelle informazioni è il sottosegretario con delega al Dap (il Dipartimento dell'amministrazione giudiziaria) Del Mastro. Sul caso è intervenuto più volte il ministro Nordio per ribadire: l'atto che conteneva i colloqui dell`anarchico non era segreto. E lo ha detto anche due giorni fa quando, senza mezzi termini, ha tirato dritto sui magistrati: "Spetta al ministero definire la qualifica degli atti dei quali si sta parlando".


Santalucia, lei è d'accordo con questa affermazione del ministro?


Su questo sbaglia. Ciò che è segreto lo stabilisce la legge, non le scelte discrezionali dei singoli operatori. Il Guardasigilli avrà fatto le sue interpretazioni sull'esistenza del segreto o meno, ma in realtà questo compito spetta alla magistratura che applica il codice penale, non a lui.


Nordio ha anche avvisato i pm: su questa storia, ha detto, "potrebbe crearsi una problematica che potrebbe e dovrebbe essere risolta in un'altra sede". Ossia davanti alla Corte costituzionale dove si discutono i conflitti di attribuzione. È un attacco ai magistrati?


Sollevare un conflitto ora mi sembra prematuro, vedremo cosa deciderà di fare il ministro e poi i magistrati della Procura di Roma autonomamente faranno le loro valutazioni sul da farsi. Di certo quello che è emerso ieri è un'insofferenza di Nordio nei confronti della Procura della Repubblica, che in questo caso sta esercitando un controllo su quello che è stato l'operato degli uffici ministeriali. Il ministro dovrebbe sapere che il controllo di legalità è un controllo diffuso, che non conosce ostacoli e che di certo non si arresta se ci sono le porte di un ministero. Ciò che stanno facendo i magistrati è un ordinario svolgimento delle proprie funzioni: verificare se qualcuno, e in questo caso un sottosegretario, ha commesso un reato.


Ascoltando le parole di Nordio di due giorni fa, qual è il messaggio che che arriva all'esterno?


In più occasioni ho auspicato che il rapporto tra le istituzioni sia quanto più sereno, trasparente e chiaro e che non si confonda l'opinione pubblica. Non bisogna generare il convincimento di contrasto tra istituzioni. Ma in questo caso è ciò a cui abbiamo assistito: le parole del ministro possono essere fuorvianti, come se i magistrati in questo momento invadessero spazi riservati alla politica, e così non è.


Tutto per difendere il sottosegretario Delmastro?


La scelta di intervenire a favore di Delmastro è una scelta squisitamente politica sulla quale non intervengo, riguarda la compagine di governo. Di certo i magistrati non arretreranno di un millimetro di fronte alle parole di qualche giorno fa in aula, continueranno il loro lavoro. Ribadisco: ciò che è segreto lo stabilisce la legge penale, non un ministero.



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