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27 febbraio 2024

"Siamo pronti a mobilitarci"

L'intervista del presidente dell'ANM a Il Dubbio


Giuseppe Santalucia - Presidente ANM

Di Valentina Stella


«Siamo pronti a mobilitarci»: così il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, a proposito delle indiscrezioni del Fatto Quotidiano, secondo cui il Governo vorrebbe bandire un concorso straordinario in magistratura riservato agli avvocati con almeno dieci anni di esperienza. In questa lunga intervista sulle questioni di attualità di politica giudiziaria, il vertice dell’Anm nel merito della proposta di AreaDg a favore di provvedimenti di amnistia e indulto per i reati meno gravi a livello personale ci dice: «non ho contrarietà pregiudiziali a misure di clemenza ben calibrate».

Tre correnti dell'Anm in pochi giorni emanano documenti sul carcere. Come legge queste attenzioni al tema?
L’attenzione di tutta la magistratura sul tema delle carceri e delle condizioni carcerarie è sempre stata importante. La giustizia tutela i diritti e ripara i torti e quindi non può accettare che il luogo di esecuzione della pena, che dovrebbe favorire il reinserimento sociale di quanti hanno commesso un reato, si trasformi in uno spazio di compressione dei diritti della persona. Il detenuto è sì privato della libertà personale ma gode e deve godere di tutti i diritti che sono della persona umana, prima fra tutti la dignità.

Nel merito della proposta di Area su amnistia e indulto per reati meno gravi cosa pensa?
Le soluzioni per riportare il carcere ad una condizione di accettabilità democratica possono essere le più varie. Non escludo che l’Associazione nazionale magistrati possa impegnarsi anche in qualche proposta, che però per ora non è stata pensata. Certo è che la sensibilità al tema è forte e diffusa. Personalmente, in disparte il merito della proposta, è mia modesta opinione che non ci siano oggi le condizioni per il varo di un provvedimento di clemenza, che richiede maggioranze parlamentari qualificate.

Ma lei personalmente, e non come presidente dell’Anm, sarebbe in teoria a favore di amnistia e indulto?
A titolo personale, per quel poco o nulla che può valere, non ho contrarietà pregiudiziali a misure di clemenza ben calibrate, che tengano sapientemente conto della diversa gravità dei reati e che, per la loro eccezionalità, non possono essere considerati una sorta di fallimento della giustizia.

Dalle commissioni giustizia di Senato e Camera ancora non arrivano i pareri su Csm e ordinamento giudiziario. Il paradosso è che il Parlamento sta attendendo indicazioni dal Governo su un provvedimento emanato dallo stesso Governo.
La riforma dell’ordinamento giudiziario non ci ha soddisfatti e lo abbiamo detto più volte, anche proclamando più di un anno fa uno sciopero, che è decisione sempre molto sofferta per l’Associazione nazionale magistrati. L’auspicio è che i decreti delegati non acuiscano i profili di criticità di quella riforma e sappiano, con la normativa di dettaglio, non esasperare alcune asperità non propriamente compatibili col disegno costituzionale.

L'emendamento del relatore Rastrelli concordato col Governo ha riscritto la proposta Zanettin sul sequestro dei cellulari. Il Pd ha chiesto nuove audizioni ma la presidente Bongiorno ne ha concesse solo due: Canzio e Ucpi. Ritiene che sia stato inopportuno non convocare Anm?
Sì, ritengo che l’ANM avrebbe potuto dire qualcosa di utile per migliorare il testo. Auspico che possa essere sentita dalla commissione nei prossimi giorni.

Nel merito cosa pensa della proposta?
Al netto delle intenzioni di potenziare le garanzie individuali nel momento del sequestro di dispositivi informatici, la normativa pensata al Senato presenta plurimi aspetti di seria discutibilità, a cominciare dalla equiparazione tra corrispondenza e conversazioni intercettate, con quel che ne consegue in punto di riduzione, non ragionevole, degli spazi di prova. Il disegno complessivo è macchinoso: si sovrappongono più provvedimenti di sequestro, ciascuno autonomamente impugnabile, con probabile incremento delle procedure incidentali; si prevede una procedura garantita di duplicazione del contenuto del dispositivo informatico e poi, in ragione della complessità degli adempimenti, si dice che questa procedura, il cuore garantista dell’intero disegno normativo, può essere derogata in alcuni procedimenti, sostanzialmente i soliti, per mafia, terrorismo, omicidi, rapine ed estorsioni, pedopornografia, violenza sessuale, stupefacenti. Un disegno garantista che non abbandona, anzi tutt’altro, le politiche del cosiddetto doppio binario, aumentando le garanzie per alcuni imputati e diminuendole per altri. Non se ne percepisce il pur dichiarato sapore liberale.

Il capo di Gabinetto del Ministro si è dimesso e si racconta di una atmosfera non serena all'interno di via Arenula. Lei che è stato capo del legislativo del ministro Orlando, quanto crede che pesi una situazione del genere nel momento di grande fermento per le riforme della giustizia?
Mi dispiace che il presidente Rizzo abbandoni l’incarico di capo del gabinetto del ministro. Ho avuto sempre cordiali rapporti e riscontrata la sua disponibilità al dialogo e al confronto. Certo, il cambio nella direzione del gabinetto è sempre un evento significativo, ma la macchina ministeriale è in grado di assorbire gli eventuali contraccolpi di un mutamento di direzione.

Avete avuto un incontro col Ministro per discutere del concorso straordinario per gli onorari. In queste ore si è parlato di un corso riservato agli avvocati e l’ANM ha mostrato netta contrarietà.
Un concorso semplificato e riservato a qualche categoria di soggetti si pone in contrasto con l’articolo 106 della Costituzione, per come interpretato dalla migliore dottrina e dalla stessa Corte costituzionale. Una misura che mortifica l’ordine giudiziario, svilisce il principio del merito e assesta un duro e ingiustificato colpo ai giovani laureati, che studiano facendo grandi sacrifici per poter realizzare le loro legittime aspettative. Imboccare questa strada sarebbe radicalmente errato e siamo pronti a mobilitarci, ove mai il governo dovesse portare avanti questo disegno, per spiegarne a tutti l’irrazionalità e l’ingiustizia.

Presidente come giudica quanto accaduto a Pisa? È un fatto grave, che denota una cultura deviata delle forze dell'ordine o è un caso che può pensarsi da attribuire a singoli agenti che hanno sbagliato?
Non esprimo giudizi, soltanto forte preoccupazione. Mi riconosco interamente nel messaggio del Presidente della Repubblica, che è di conforto. Si può sbagliare, e gli errori, vedremo di chi e a che livello imputabili, saranno valutati nelle sedi competenti. Auspico, ma non ho ragioni per dubitare che ciò non sia, una unanime condivisione dei principi che il Presidente della Repubblica ha magistralmente ricordato in quel breve ma efficacissimo messaggio”.

A Firenze un avvocato scopre che la sentenza è già scritta prima della requisitoria del pm e dell'arringa difensiva. Non è la prima volta. Come giudica quando accaduto?
Una sentenza scritta prima che le parti consegnino le loro richieste è all’evidenza un non senso, evenienza ingiustificabile. Io però sarei cauto nel trarre conclusioni. Non so nulla della vicenda, ma redigere qualche appunto sui fatti di causa, cosa ben diversa dal preconfezionare la sentenza, non dovrebbe allarmare. Spero che si sia trattato soltanto di questo.



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