19 luglio 2025
"Le toghe rispettano la Carta, il governo deve accettare le critiche”
Il presidente Parodi a La Stampa
di Irene Famà
Più volte si è parlato di smorzare i toni nei rapporti tra il governo e le toghe. Eppure la discussione torna ad essere aspra. E il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi è costretto a ribadire: «La giustizia è fatta di valutazioni che possono non essere condivise, ma è importante argomentare e non dare giudizi sintetici e non motivati».
Cito il ministro Carlo Nordio sulla sentenza Open Arms: «Nei paesi civili non si impugnano le assoluzioni». È vero?
«Non è il caso di Open Arms».
Perché?
«Non è stato fatto un appello, ma un ricorso in Cassazione. E il ricorso in Cassazione è previsto dalla Costituzione. Tutti i procedimenti possono esserne oggetto».
L'assoluzione del ministro Salvini si fondava sulle interpretazioni di alcune norme.
«E la procura di Palermo ha chiesto alla Cassazione, ultimo organo deputato a dare l'ultima parola sull'interpretazione delle leggi, di interpretarle».
Potrebbe anche accogliere l'interpretazione giuridica del tribunale?
«Certo. E in quel caso non ci sarebbe spazio per altre valutazioni. Non è stata scelta la logica dell'appello, quindi della revisione di tutto, ma del ricorso in Cassazione. E questo blocca alla radice ogni polemica».
Nordio aggiunge: "Rimedieremo".
«O si cambia la Costituzione o il ricorso in Cassazione non potrà essere limitato».
La premier, e altri, parlano di accanimento. Come se lo spiega?
«Il ricorso in Cassazione è possibile per ogni caso. Se ogni volta che accade è un accanimento, allora mi permetta di dire che si tratta di un accanimento diffuso. Semmai si tratta di una scelta diretta a semplificare il futuro».
Come mai?
«Una volta che la Cassazione si sarà pronunciata sul tema, che potrà riproporsi, tutte le procure italiane dovranno adeguarsi. La Suprema Corte scioglie i dubbi interpretativi e fornisce una linea di massima chiarezza e trasparenza».
Sia la presidente del Consiglio sia il Guardasigilli collegano il ricorso per il caso Open Arms ai tempi troppo lunghi della giustizia.
«Il problema della giustizia e della sua lentezza non è certamente un singolo processo, per quanto sia complesso. È un argomento politico. E io torno a chiedere che tutte queste affermazioni vengano corroborate con un'analisi dei dati».
Lei ne può fornire qualcuno?
«Uno tra tanti. Un pubblico ministero europeo ha in media 204 fascicoli, uno italiano ne ha 1192... Dire che la colpa dei tempi della giustizia è di un processo è un'affermazione che non trova evidentemente conferma nei dati. Semmai i problemi sono dati dai numeri complessi della giustizia che i magistrati devono affrontare e le risorse non sufficienti che hanno a disposizione».
È scontro governo - toghe. E il ministro Nordio ha aspramente attaccato il magistrato di Cassazione Raffaele Piccirillo per un'intervista rilasciata a Repubblica sul caso Almasri. Arrivando a minacciare sanzioni.
«Mi permetta una premessa».
Prego.
«Partiamo dal termine "critica". Un termine ambiguo che da un lato esprime un giudizio di valori sintetico e non motivato e negativo, mentre dall'altro significa una serie di argomentazioni specifiche su un tema per confermare o confutare una tesi. Un concetto positivo di critica, dunque, tutela dalla Costituzione. E con diverse argomentazioni che si forma il dibattito democratico, cuore di un paese civile».
Che genere di critica è stata quella del magistrato Piccirillo?
«Non entro nel merito della questione. Però il magistrato Piccirillo non ha dato un giudizio di valori, ma, a fronte anche della sua lunga esperienza, ha fatto una lunga serie di argomentazioni puntuali che sono il sale della discussione e dell'interlocuzione».
Come definirebbe la reazione del ministro Nordio?
«Rifiutare con quei toni non la critica secca, ma l'argomentazione nel dettaglio, è una cosa che preoccupa parecchio noi magistrati».
Come mai?
«Se non è possibile neppure esprimere considerazioni in modo pacato e professionale, allora è un grave problema che l'Anm affronterà con determinazione. Ipotizzare per questo responsabilità disciplinari significa impedire il contributo che la magistratura può dare al sistema paese. Un problema molto grave non solo per i magistrati ma soprattutto per i cittadini».