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1 giugno 2020

La Magistratura, gli scandali, le riforme

L'intervento del presidente dell'ANM Luca Poniz pubblicato dal Corriere della Sera


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Le conversazioni pubblicate in questi giorni offrono un impietoso spaccato di manovre, favori, promesse. Enorme il danno per la giurisdizione e la sua credibilità, intimamente legata alla fiducia che i cittadini devono nutrire nei loro Giudici.

“E’ impossibile attribuire alla magistratura nel suo complesso la modestia etica che emerge da quelle comunicazioni” scrive Vladimiro Zagrebelski. Per questo la magistratura - che è altro - ha il dovere di una rivolta etica, ed insieme di proposte che tocchino punti cruciali che emergono sullo sfondo: tra essi la bulimica aspettativa di carriera.

L’ANM ha da tempo indicato riforme indispensabili: la modifica delle legge elettorale del CSM, organo essenziale a tutela dell’autonomia ed indipendenza della Magistratura, per superare il predominio dell’organizzazione delle correnti. Ogni sistema elettorale è valutabile (tranne il sorteggio, certamente incostituzionale) ma nessuno risolverà il problema del CSM se insieme non s’affrontano i nodi del suo ruolo, dopo la riforma dell’ordinamento giudiziario del 2006.

Devono essere ripensati i meccanismi che oggi regolano la carriera dei magistrati: ridurre gli incarichi e modificare le regole per aspirarvi; rimodulare la loro temporaneità per evitare che un incarico sia la prima tappa di quello successivo. Dalle conversazioni pubblicate emerge un sistema di scambio, fondato anche su un anomalo rapporto personale tra magistrati e consiglieri: serve uno statuto deontologico e disciplinare del consigliere e del singolo magistrato che colpisca ogni “segnalazione”, pericolosa perché chi la compie consegna inevitabilmente al proprio “referente” un pezzo della sua indipendenza ed autonomia.

Molti altri sono i temi da affrontare: l’ordinamento delle Procure; il rapporto tra magistratura e politica; quello tra giustizia ed informazione. L’Anm chiede da tempo di intervenire senza tentazioni punitive e nell’interesse dell’essenziale funzione della giurisdizione. I fatti del maggio 2019 non sono rimasti privi di conseguenze (5 consiglieri del CSM e il Procuratore Generale della Corte di Cassazione si sono dimessi) e quelli che stanno emergendo imporranno altre iniziative disciplinari dell’ANM. Imporranno, soprattutto, una profonda presa di coscienza: condotte così mortificanti sono incompatibili con lo statuto costituzionale del magistrato e della sua altissima funzione a presidio dei diritti, che esige rigore e credibilità in ogni momento della vita professionale.


Luca Poniz



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