11 maggio 2022
Perché scioperiamo
Le motivazioni dell’astensione del 16 maggio nel documento della Gec
Leggiamo in queste ore sui giornali le dichiarazioni di esponenti politici e opinionisti: i magistrati, dicono, si apprestano a uno sciopero illegittimo,
“sopra le righe” o ai limiti della Costituzione.
Altri, al nostro interno e con poca avvedutezza, sostengono che in fondo la riforma sarebbe scialba e inutile e allora, si chiedono, perché scioperare?
Altri, ancora, mettono in guardia: badate, lo sciopero potrebbe rivelarsi un boomerang per l’Anm, la cui rappresentanza rischierebbe di restare scalfita da una ridotta adesione all’astensione.
Noi siamo per lo sciopero!
Perché questa riforma mette in discussione lo spirito del titolo IV della Costituzione, replicando per i tribunali gli errori di gerarchizzazione già commessi per le procure e confinando giudici e pubblici ministeri in due mondi separati e non comunicanti.
Perché è nostro dovere chiedere ascolto ai cittadini che hanno il diritto di pretendere una giurisdizione di qualità, non schiacciata dalla logica aziendalistica dei numeri né intimidita da una ragnatela di direttive e illeciti disciplinari.
Siamo per lo sciopero per tutelare i più giovani colleghi che sono i primi destinatari di questa riforma sbagliata, il cui scopo, inconfessato, è arrivare a un lento degrado antropologico della figura del magistrato, solleticato nelle sue più recondite inclinazioni impiegatizie.
Ed è dovere parlarne soprattutto tra di noi, che ci riconosciamo nell’ANM e nei valori, attuali e vivi, di cui è portatrice.
Nel rispetto delle sensibilità di ciascuno, dobbiamo testimoniare il ‘NO’ a questa riforma e abbiamo in questo, soprattutto oggi, un dovere di unità, dando orgogliosamente seguito alla volontà assembleare.
Sì allo sciopero come gesto di solidarietà collettiva, come atto di coraggio in nome degli ideali in cui crediamo.
La Giunta esecutiva centrale