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dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.
    

28 maggio 2022

Preservare l’idea costituzionale di una magistratura libera e responsabile

L’Associazione nazionale magistrati ribadisce quanto più volte e in più occasioni ha affermato, ossia la necessità di una tempestiva riforma dell’ordinamento giudiziario che possa restituire l’amministrazione della giustizia ad una soddisfacente efficienza e assicurare alla magistratura condizioni di effettiva autonomia e di indipendenza, anche interna.


Efficienza del servizio e autonomia e indipendenza dei magistrati non sono dimensioni separate ed è un grave errore pensare che si possa incrementare l’una indebolendo la tenuta delle prerogative costituzionali poste a presidio non di interessi dell’ordine giudiziario ma della qualità democratica della giurisdizione.


Sono sempre più pressanti le preoccupazioni che l’Associazione nazionale magistrati ha con forza manifestato in merito al disegno di legge che ora è all’esame del Senato, denunciando che è stata imboccata una via di antistorica restaurazione burocratica della magistratura.


Il tempo scorre e la legge tarda, ed è allora forte il pericolo che si andrà al rinnovo della composizione del Csm in carica, che sta per concludere il quadriennio, con la legge elettorale oggi in vigore, i cui vistosi difetti sono stati unanimemente riconosciuti.


In più, il testo del disegno di legge licenziato dalla Camera, per più parti fermamente criticato per scelte che ignorano il confronto con il senso autentico dell’architettura costituzionale della giustizia, sembra aprirsi a consistenti peggioramenti, come facilmente si può arguire con spiccato disagio dai contenuti di molti degli emendamenti presentati in sede referente al Senato.


Con gli emendamenti, e qui si fa solo una esemplificativa indicazione, si propone:



  • di separare del tutto le “carriere” di pubblico ministero e giudice;

  • di reintrodurre un sistema di progressione per concorsi per esami, già abbandonato, per i rilevanti guasti prodotti in termini di esasperazione del carrierismo, sin dagli anni ‘sessanta del secolo scorso;

  • di rendere diretta la responsabilità civile dei magistrati, e ciò non per rafforzare le pretese risarcitorie dei cittadini, già oggi meglio tutelate dalla responsabilità in prima battuta dello Stato, ma per intimidire il magistrato e indurlo a pavide cautele distratto dal prioritario interesse di proteggere le proprie tasche.


Si avverte così l’amaro sapore di un progetto di riforma attraversato da sentimenti di rivalsa di talune espressioni delle forze politiche nei confronti della magistratura, a cui si addebita, al di là delle formali posizioni variamente argomentate, di aver osato esercitare un controllo di legalità senza riconoscere aree di sostanziale impunità, in fedele interpretazione dei principi costituzionali di legalità e di uguaglianza.


Ciò nonostante, l’Associazione nazionale magistrati rinnova con doverosa fiducia nel Parlamento, luogo della sovranità popolare, l’appello a non dimenticare che la legge di ordinamento giudiziario è lo strumento principe per inverare l’idea costituzionale di una magistratura libera e responsabile, secondo un prezioso equilibrio che sarebbe un tragico errore per la vita democratica del Paese alterare e disperdere.


 



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