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dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

11 giugno 2023

Documento unitario approvato dall'assemblea generale

Il Ministro della Giustizia ha avviato un’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano, ritenendo una “grave ed inescusabile negligenza” l’avere concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ad Artem Uss, evaso il 22 marzo 2023 all’indomani dell’autorizzazione alla sua estradizione verso gli Stati Uniti. In particolare, la Corte d’Appello non avrebbe preso in considerazione alcune circostanze che “se opportunamente ponderate avrebbero potuto portare a una diversa decisione”. Nel suo discorso alla Camera dei Deputati del 23.4.23 il Ministro ha rivendicato l’iniziativa, affermando che “è un dovere del ministero […] accertare le conformità” del lavoro dei magistrati rispetto alla normativa, rientrando tra i doveri del magistrato quello di "diligenza, tra cui campeggia il dovere di motivazione dei provvedimenti”. 


In ossequio al basilare principio di separazione dei poteri, la legge prevede come regola generale che “l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare” (art. 2, co. 2 del d.lgs. 109/2006). Ciò proprio per evitare che il potere esecutivo utilizzi il grimaldello del procedimento disciplinare per orientare l'attività giudiziaria. Questo dovrebbe essere patrimonio comune degli operatori del diritto e anche del Ministro della Giustizia. Invece, per aggirare tale fondamentale principio, il Ministro pretende di utilizzare in via strumentale una contestazione disciplinare ai sensi dell’art. 2, co. 1 lett. ff), pacificamente riservata a provvedimenti clamorosamente errati, abnormi o con finalità extra-processuali. 


La richiesta del Ministro della Giustizia è quindi gravemente lesiva delle prerogative costituzionali che presidiano l’esercizio della giurisdizione: in modo sin qui inedito il Governo attenta all’indipendenza della Magistratura non solo, come spesso avvenuto in passato, per condizionare l’esito della giurisdizione, ma anche per ragioni politiche contingenti al precipuo scopo di superare una impasse diplomatica. 
Spetta, quindi, alla magistratura associata riportare la dialettica tra i poteri dello Stato su un terreno di razionalità e di reciproco rispetto, riaffermando con forza il principio basilare della separazione dei poteri.  


La preoccupazione è accresciuta dalla prospettiva di riforme costituzionali che mirano a modificare l’assetto ordinamentale della magistratura e ad attuare scelte organizzative controproducenti e insostenibili allo stato attuale delle risorse.
Per questo l’Associazione Nazionale Magistrati:



  1. esprime profonda solidarietà ai magistrati coinvolti in questa vicenda e deplora fermamente l’iniziativa intrapresa dal Ministro della Giustizia, confermando lo stato di agitazione già deliberato dal CDC il 14 maggio 2023; 

  2. dà mandato alla GEC di chiedere con urgenza un incontro con il Ministro della Giustizia per interloquire sulle prospettate riforme;

  3. rinnova l’invito al Governo a dedicarsi ai gravissimi e improcrastinabili problemi che affliggono la giurisdizione in Italia, resi oggi ancor più pressanti dall’esigenza di conseguire gli obiettivi del PNRR e che attengono in modo preponderante a carenze di risorse e gestionali di competenza e diretta responsabilità del Ministro della Giustizia; 

  4. mantiene alta l’attenzione su tutte le eventuali riforme della Giustizia, rivendicando il ruolo dell’ANM di interlocutrice, in quanto soggetto che da sempre ha come unico, irrinunciabile punto di riferimento l’interesse pubblico all’attuazione della giurisdizione secondo il disegno della Costituzione; 

  5. dà mandato alle GES di promuovere iniziative permanenti di confronto e riflessione – anche attraverso la formazione di Osservatori – con la partecipazione paritaria dell’Avvocatura, dell’Accademia e di tutti gli altri operatori della giustizia sui temi delle riforme proposte dalla politica, in vista di un incontro nazionale; dà altresì mandato alla GEC di stanziare le risorse necessarie a sostenere tali attività;

  6. invita tutti i magistrati a dare lettura del presente deliberato e ad affiggerlo fuori dai locali d’udienza per almeno sette giorni.



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