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9 dicembre 2009

Sedi disagiate: Palamara e Cascini rispondono al Ministro

Fin dal giugno 2008 l’Anm aveva previsto l’attuale «situazione drammatica»

La ricostruzione del ministro della Giustizia, nell’audizione di oggi alla Camera, sulla mancata collaborazione dell’Associazione magistrati per la copertura delle sedi disagiate, non corrisponde al vero e nasconde i termini reali del problema, ben noti al ministro e a tutte le forze politiche, alle quali ripetutamente e pubblicamente, quanto finora inutilmente, l’Anm si è rivolta nell’ultimo anno, per evitare ciò che sta accadendo, e che da tempo abbiamo definito “la desertificazione delle procure”.
L’Anm è solo stata facile profeta delle inevitabili conseguenze della regola, introdotta nella precedente legislatura, che vieta di assegnare i neo-magistrati a funzioni requirenti e a qualsiasi altra funzione monocratica. Nel giugno 2008, quando sia il ministro, sia l’attuale giunta dell’Associazione magistrati erano appena entrati in carica, il documento conclusivo del Congresso Anm parlava della «situazione drammatica» che si sarebbe determinata in tempi brevi a causa di questa norma dell’ordinamento giudiziario, che determina un grave guasto nel sistema. Abbiamo avanzato numerose proposte alternative e osservato che gli incentivi economici per quanti, già in servizio, chiedano il trasferimento in una sede disagiata, rappresentano un’iniziativa positiva ma non risolutiva.
Oggi è inutile tentare di scaricare le responsabilità politiche sulla magistratura e sull’Associazione che la rappresenta. Rinnoviamo al governo e al parlamento l’invito a fare la cosa più urgente e necessaria: sospendere almeno temporaneamente il divieto di assegnazione dei giovani magistrati agli uffici di procura.
Quanto alla legittima presenza pubblica dei magistrati, e ai rapporti tra le indagini e l’informazione, anche in tal caso ci permettiamo ricordare che la relazione introduttiva al Congresso Anm affermava chiaramente che la cultura della giurisdizione, la professionalità e la legittimazione del magistrato, «si misurano nelle aule giudiziarie, nei provvedimenti giurisdizionali adottati, nei processi e con le sentenze definitive».



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