L'ANM è l'associazione cui aderisce il 96% circa
dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

4 giugno 2010

L'Anm sulla vicenda Salerno/Catanzaro

Nel documento approvato il 10 dicembre 2008 abbiamo già espressole nostre riflessioni, sul piano culturale e della professionalitàdel magistrato, in merito alle ricadute sulla credibilitàdell'istituzione giudiziaria delle condotte, pur diverse, dientrambi gli uffici coinvolti. A tal proposito facciamo nostreanche le valutazioni espresse da ultimo dalla Giunta distrettualedi Salerno.


Nel documento approvato il 10 dicembre 2008 abbiamo già espresso
le nostre riflessioni, sul piano culturale e della professionalità
del magistrato, in merito alle ricadute sulla credibilità
dell'istituzione giudiziaria delle condotte, pur diverse, di
entrambi gli uffici coinvolti. A tal proposito facciamo nostre
anche le valutazioni espresse da ultimo dalla Giunta distrettuale
di Salerno.



In ordine alle iniziative disciplinari adottate dal Procuratore
Generale e dal Ministro e alle decisioni della sezione disciplinare
del Csm, ribadiamo che all'Associazione nazionale magistrati non
compete esprimere valutazioni di merito. Non si tratta di difendere
aprioristicamente le decisioni del Csm, né di schierarsi comunque
in difesa dei colleghi incolpati. Siamo, infatti, convinti che tra
i doveri dell'associazione vi sia certamente la difesa
dell'autonomia del singolo magistrato, ma senza rinunciare al
fondamentale ruolo di promuovere sul piano culturale un modello di
magistrato adeguato al ruolo costituzionale e alla rilevanza degli
interessi coinvolti dall'esercizio della giurisdizione.



La forza e la credibilità dell'Associazione nazionale magistrati
è rappresentata proprio dall'impegno nella difesa dell'ordine
giudiziario nel suo complesso e dei valori costituzionali su cui si
fonda.



Auspichiamo che la discussione e il dibattito su questa pagina
difficile e dolorosa vicenda tenga conto della complessità delle
questioni sottese, senza per questo sottrarci al confronto con il
senso di insoddisfazione manifestato da molti colleghi che
lamentano, nella complessiva vicenda, carenze, lacune e ritardi del
circuito istituzionale.



Abbiamo già definito la Calabria come "una terra difficile che
per molti versi è simbolo dei mali del nostro paese".

Riteniamo di dover ribadire che la magistratura, anche associata,
ha, al riguardo, delle responsabilità importanti e che sul punto
sia doverosa una forte autocritica: troppo a lungo abbiamo
consentito che la direzione di uffici giudiziari delicatissimi
fosse affidata per decenni a magistrati spesso professionalmente
squalificati, a volte addirittura collusi con i potentati 
locali. Non abbiamo saputo o voluto vedere quanto il criterio
dell'anzianità senza demerito fosse inadeguato soprattutto in
realtà dove la conservazione di un sistema di potere illegale si
nutre e si alimenta anche della inefficacia e della collusione
degli apparati dello Stato.



Proprio per questo, però, dobbiamo essere oggi capaci di
apprezzare l'inversione di tendenza, in applicazione della riforma
del 2007, nella scelta dei dirigenti degli uffici giudiziari con la
temporaneità degli incarichi direttivi, l'abolizione del criterio
dell'anzianità senza demerito e la valorizzazione del merito, della
professionalità e delle attitudini. Si tratta di una inversione di
tendenza che ha cominciato a dare frutti concreti e significativi,
anche se resta ancora molto da costruire: in particolare un sistema
affidabile e verificabile di valutazione della professionalità che
consenta di sottrarre il più possibile le scelte del Csm a logiche
di appartenenza o di protezione corporativa.



Noi rivendichiamo l'indipendenza dei magistrati giudicanti e del
pubblico ministero in un unico ordine, in quanto rappresenta una
garanzia di legalità e di uguaglianza dei cittadini. Ma dobbiamo
essere consapevoli del fatto che la soggezione del magistrato alla
legge non è solo garanzia della sua indipendenza, ma è anche il
limite del suo potere, che intanto si giustifica in quanto è
esercitato nel rigoroso rispetto delle regole. Questo è il nostro
compito e la nostra responsabilità.



Le difficoltà oggettive e interne ad una inchiesta delicata,
sommate all'ostilità dell'ambiente in cui si opera e ai ritardi da
parte degli organi istituzionali, possono forse spiegare la ricerca
di soluzioni fuori del processo, ma non possono giustificarle; né
sono mai ammissibili nell'esercizio della giurisdizione scorciatoie
o torsioni.



La magistratura è, e pretende di essere, custode della legalità.
Ed è giusto che a noi si possa e si debba richiedere rispetto
assoluto delle regole, di tutte le regole, processuali, etiche e
deontologiche.




stampa
Stampa

Cerca documenti per...

Data

ANM risponde

Le domande e le curiosità sul funzionamento e gli scopi dell'ANM

Poni la tua domanda


Iscriviti alla newsletter

Resta aggiornato su notizie ed eventi dell'Associazione Nazionale Magistrati