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11 giugno 2010

Manovra, Anm proclama lo stato di agitazione

La Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionalemagistrati proclama lo stato di agitazione e si riserva di proporreal Cdc, convocato per sabato 29 maggio, immediate iniziative diprotesta contro la manovra economica del Governo che contienemisure inaccettabili per i magistrati e per il funzionamento delsistema giudiziario.


La Gec si riserva di proporre al Cdc di sabato immediate
iniziative di protesta



Interventi punitivi che  minano l'indipendenza. Svilito
anche  il personale amministrativo



La Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale
magistrati proclama lo stato di agitazione e si riserva di proporre
al Cdc, convocato per sabato 29 maggio, immediate iniziative di
protesta contro la manovra economica del Governo che contiene
misure inaccettabili per i magistrati e per il funzionamento del
sistema giudiziario.



Le retribuzioni dei magistrati vengono colpite tre volte: con il
blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco
dell'adeguamento alla dinamica dei contratti pub-blici e,
addirittura, con un prelievo forzoso sugli stipendi.



Sono interventi incostituzionali e palesemente punitivi nei
confronti dei magistrati.

La progressione economica dei magistrati non è un automatismo, ma
è vincolata a periodiche valutazioni di professionalità e
l'adeguamento triennale rappresenta soltanto una modalità di
allineamento, per giunta ex post, della retribuzione dei magistrati
alla media degli aumenti già conseguiti dal personale pubblico
contrattualizzato, peraltro con l'esclusione dal calcolo di
significative voci retributive dei dirigenti pubblici (che sono
quelle, sia detto per inciso, che hanno maggiormente determinato
l'aumento della spesa del settore negli ultimi anni).



Sul punto la Corte Costituzionale ha ribadito che tale
meccanismo rappresenta l'attuazione del precetto costituzionale
dell'indipendenza dei magistrati (sent. n. 42 del 1993), che va
salvaguardato anche sotto il profilo economico (sent. n. 1 del
1978), evitando, tra l'altro, che siano costretti a periodiche
rivendicazioni nei confronti di altri poteri (sentenza n. 238 del
1990).



Un intervento di questa natura incide, quindi, profondamente
sullo status giuridico dei magistrati e sulla loro autonomia e
indipendenza.



E' del tutto evidente, infine, l'incostituzionalità della
disposizione con la quale si opera una decurtazione secca del
trattamento economico, per la palese violazione dei principi di
eguaglianza e di progressività del sistema fiscale che deriva
dall'introduzione di un'imposta fissa a carico esclusivamente dei
dipendenti pubblici.



Queste misure, peraltro, si inseriscono in un clima di costante
aggressione da parte di esponenti politici e istituzionali nei
confronti della magistratura, accompagnata da una campagna
mediatica di delegittimazione dei magistrati, dipinti come
fannulloni strapagati e politicizzati, e da interventi legislativi
dichiaratamente finalizzati a impedire lo svolgimento delle
indagini e dei processi.



In una situazione di drammatica crisi di funzionamento della
giustizia, la manovra colpisce pesantemente il sistema giudiziario.
Il personale amministrativo, da anni in attesa di una necessaria
riqualificazione, viene ancora mortificato e svilito, con il blocco
dei contratti, la proroga del divieto di nuove assunzioni e
un'ulteriore riduzione del 10% degli stanziamenti per il
funzionamento degli uffici.



I magistrati hanno il dovere di denunciare i rischi per
l'indipendenza della magistratura e per la funzionalità del
servizio giudiziario derivanti da una manovra iniqua, sperequata e
incostituzionale.




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