Egregio Direttore,
dopo aver letto sulla cronaca
cittadina de La Stampa di ieri il resoconto della assemblea della
Camera Penale Vittorio Chiusano, ho una preoccupazione: che i
lettori del Suo giornale, che -per loro fortuna- non abbiano avuto
modo di incrociare le aule di giustizia, si convincano che
il processo penale nella nostra città, e chissà dove altro ancora,
sia una sorta di film dell'orrore. Peggio. Un rito nel
quale può capitare di tutto, a seconda del pubblico ministero o del
giudice che si trovi, ma dove tutto ciò che capita è peggio di
quanto si possa immaginare: violazione sistematica delle regole del
processo, pregiudizi che valgono più dei fatti, testimoni
intimiditi, intimiditi perfino i difensori (!). "Giudici
bizzosi" (l'espressione è dell'autore dell'articolo, ma lo
ringrazio per la sua generosità, visto il quadro) che pare
siano accomunati dalla "compressione del diritto di
difesa". Al punto da realizzare veri e propri attacchi al
"ruolo istituzionale dell'avvocato", e da giustificarne la
protesta di questi giorni ed alcune inedite forme di lotta
che pare nell'assemblea siano state proposte per il futuro.
Non ero presente all'assemblea, ma
non dubito della correttezza e completezza dell'articolo. Per
questo mi preme rassicurare chi non ha avuto esperienze di processi
penali.
Non è così, non è mai stato così.
Il processo penale a Torino e nel distretto non si svolge in quel
modo. Dico di più. Le opinioni espresse -perché di questo
si tratta- credo proprio che non possano risultare convincenti. Non
lo sono mai le generalizzazioni. E neppure le rappresentazioni
di una serie di fatti a tinte a tal punto fosche da
risultare paradossali. Ma davvero si ritiene credibile che,
nell'Italia del terzo millennio, possano accadere cose quali quelle
descritte senza che, subito oppure nei successivi gradi di
giudizio, nessuno faccia sentire la propria voce? E
dov'era l'avvocato mentre accadevano certi scempi delle regole e
dei diritti? E perché gli avvocati non denunciano certi fatti
nei consigli giudiziari, quando si discute del funzionamento degli
uffici e di singoli magistrati?
Ecco perché il resoconto
dell'assemblea degli avvocati della Camera Penale Vittorio Chiusano
ha sorpreso i magistrati e la loro associazione. E'sempre meglio,
comunque, ragionare: ad esempio, sulle vere cause della
crisi della giustizia penale. Ragionare su tutto: senza negare
differenze di opinioni, ma senza costruirne a tavolino altre,
inutili o dannose. Con questo metodo, che si nutre di rispetto
reciproco e rifugge da vittimismi e tentazioni agitatorie, si sono
realizzati risultati importanti, anche di recente. La magistratura
associata del Piemonte e della Valle d'Aosta è ancora interessata a
proseguire su questa strada. Vedremo se ci sarà da discutere,
oppure da decidere su ricusazioni "in massa (dei)
giudici che non rispettano" gli avvocati. Non mi chieda,
Signor Direttore, di cosa potrebbe trattarsi. Non saprei
risponderLe.
Francesco Gianfrotta
Presidente della Giunta
del Piemonte e Valle d'Aosta
dell'Anm
Torino, 18-11-11