I carichi esigibili sono stati oggetto di non pochi dibattiti nell’ultimo decennio anche e non solo nelle sedi istituzionali del CSM e dell’ANM; si parla di tale argomento oramai dal lontano 2011, anno in cui l’istituto è stato introdotto nel nostro ordinamento da una fonte di livello primario.
Nonostante l’esito del referendum indetto dall’ANM nel 2016 - che ha visto oltre un terzo dei magistrati votare SI al quesito sulla necessità di determinare i carichi esigibili - e nonostante la costituzione di numerosi gruppi di lavoro, il CSM non ha ancora adottato la necessaria disciplina di dettaglio.
Riteniamo che, a seguito delle modifiche normative apportate dalla cd. “riforma Cartabia” alle disposizioni in materia di programmi di gestione (con l’introduzione dei “risultati attesi”), di valutazioni di professionalità e di illeciti disciplinari, la determinazione dei carichi esigibili sia divenuta ancora più urgente, rappresentando un momento imprescindibile per assicurare la serenità del lavoro giudiziario e la qualità dei provvedimenti giurisdizionali e un essenziale limite al potere gerarchico indebitamente attribuito ai capi degli uffici giudiziari.
I carichi esigibili rappresentano, infatti, l’unica unità di misura del lavoro “sostenibile” per un magistrato che opera in un determinato settore della giurisdizione; il pericolo principale della loro mancata individuazione, oltre alla sempre possibile presenza dello spettro della responsabilità disciplinare per i magistrati, è che la qualità della risposta giudiziaria possa rimanere pregiudicata da carichi troppo elevati e tali da non consentire al magistrato, anche lavorando incessantemente, di pervenire a decisioni ben ponderate all’esito di un accurato studio dei fascicoli processuali; e ciò non nell’interesse del singolo magistrato, ma dei cittadini che sono i destinatari finali delle decisioni giurisdizionali.
Il CDC chiede, pertanto, al CSM, insediatosi da poco, di attivare immediatamente un percorso di lavoro volto all’adozione della necessaria disciplina di dettaglio in materia di carichi esigibili di cui all’art. 37 della legge 111/2011, che porti all’individuazione nel più breve tempo possibile di limiti chiari, univoci e uguali per tutti i magistrati, che svolgono funzioni omogenee e che lavorano in uffici con analoghe caratteristiche, per garantire la sostenibilità del lavoro giudiziario, individuando periodici momenti di analisi e confronto sull’attività realizzata e sulle iniziative di studio al riguardo avviate.
Il CDC, inoltre, chiede alla Gec di promuovere un’interlocuzione con il Csm sul punto.