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21 gennaio 2024

Parole ed equilibrio

Nell’ambito dell’equilibrio democratico e nel disegno voluto dai Costituenti, il Consiglio Superiore della Magistratura riveste un ruolo di garanzia imprescindibile.

Come organo costituzionale è chiamato ad evitare che i provvedimenti che riguardano lo status dei magistrati siano adottati con l’intento di favorirli o punirli: dalle assunzioni ai trasferimenti, dal conferimento di uffici direttivi e semidirettivi ai provvedimenti disciplinari. 

Posta a presidio del fondamentale principio di autonomia e indipendenza dell’ordine giudiziario, l’Istituzione consiliare è, inoltre, chiamata ad esprimere scelte di organizzazione e di amministrazione destinate ad incidere, profondamente, sulla qualità stessa della giurisdizione.

Ebbene, nel corso di una conferenza stampa, il Vicepresidente del CSM ha pronunciato giudizi che sembrano svalutativi delle sue funzioni, confinandola ad organo che dovrebbe limitarsi solo a compiti di “alta amministrazione". 

Tuttavia ogni deliberazione assunta in materia di organizzazione e di amministrazione comporta, di necessità, una scelta tra opzioni culturali e politiche diverse, implica l’assunzione di una decisione tra plurime soluzioni prospettate e prospettabili, richiede sempre un bilanciamento non “neutro” di tutti gli interessi che vengono in rilievo, in funzione di quelli generali della giurisdizione, ed impone valutazioni, espressive di attività di alta amministrazione, in senso ampio “politiche”: alle quali concorrono, d’altra parte, tutti i componenti del Consiglio.

Ed è per questo che al Consiglio superiore della magistratura spetta l’alto ruolo di orientare i compiti di amministrazione della giurisdizione, per il tramite delle varie scelte operate in materia di organizzazione della giustizia, e di esprimere, pertanto, un vero e proprio indirizzo politico in materia giudiziaria. 

Dalle sue competenze di indirizzo sulle scelte di politica giudiziaria, discende, poi, il dovere, in capo a ciascun Consigliere, di rendere conto del proprio operato, che corrisponde a sua volta, sul piano dell'etica pubblica, alla fondamentale esigenza che ogni titolare di cariche elettive si esponga, continuamente, allo scrutinio degli elettori: allo scopo di una costante dimostrazione dell’intatta ricorrenza della fiducia da questi ultimi in origine accordata e, soprattutto, quale strumento di controllo diffuso contro l’interferenza, nei processi decisionali, sia di logiche corporative o di appartenenza, che di tentativi di etero-direzione dell’attività consiliare.

Tale essendo il quadro, stupiscono le recenti dichiarazioni del Vicepresidente del CSM a proposito del supposto “deragliamento” del precedente CSM: dichiarazioni “straordinarie”, che, anche nella più benevola lettura, dimenticano che gli ordini del giorno del CSM sono firmati dal Presidente della Repubblica, circostanza che chi svolge il ruolo di vicepresidente da oltre un anno conosce bene. Vi è poi una prassi che pur avendo avuto meno risonanza mediatica, desta forte preoccupazione: quella adottata da alcuni consiglieri, prevalentemente laici, di votare o astenersi senza alcuna esplicita motivazione, che contribuisce a svilire il ruolo assegnato dalla costituzione al Consiglio, tentando di mutarne la fisionomia.

Il Comitato Direttivo Centrale dell'Anm ribadisce il proprio impegno a tutela del ruolo e delle prerogative consiliari nel sistema costituzionale, afferma con convinzione che non potrà essere giustificato alcun arretramento rispetto alla tutela dell'indipendenza della magistratura, che è il presupposto necessario e indefettibile per un sereno esercizio della giurisdizione a tutela di tutti i cittadini.



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