24 aprile 2021
Relazione Commissione Diritto del Lavoro
Presentata e approvata dal Cdc nel corso della seduta del 24-25 aprile 2021
FINALITA’ E OBIETTIVI DELLA PROPOSTA
La magistratura del lavoro rappresenta un fondamentale strumento di attuazione del “compito” che l’art. 3 comma 2 della Costituzione assegna alle Istituzioni della Repubblica costituendo da sempre uno strumento di concretizzazione di una giustizia a servizio della persona e della sua dignità.
Con la convinzione che una giustizia del lavoro efficiente è anche un fattore essenziale di sviluppo economico e di allargamento della democrazia sostanziale il legislatore con la legge 11 agosto 1973, n. 533 ha introdotto un rito speciale, limitato alle controversie individuali di lavoro e di previdenza e assistenza obbligatorie, che si contraddistingue per l’elevato grado di concentrazione delle varie fasi processuali, realizzato tramite i numerosi poteri conferiti al giudice (relativi sia al controllo sulla progressione del procedimento sia all’assunzione di mezzi istruttori) e il minor grado di formalismo.
Il rito del lavoro si è dimostrato nel tempo uno strumento per la risoluzione delle controversie molto più agile e celere rispetto a quello di cognizione ordinaria, grazie anche alle misure ordinamentali e organizzative adottate contemporaneamente alla sua introduzione, in particolare l’istituzione di sezioni specializzate e l’aumento dell’organico.
I carichi eccessivi, determinati anche a seguito della devoluzione al giudice ordinario delle controversie relative ai rapporti di lavoro dei dipendenti dalle pubbliche amministrazioni congiuntamente all’esistenza di fenomeni di c.d. domanda patologica, hanno drasticamente ridotto l’efficacia del rito protraendo la durata del giudizio.
Il processo del lavoro è entrato in crisi e non c’è stata più attenzione da parte del Ministero della Giustizia volta a privilegiare le sezioni lavoro e a munirle di un numero di magistrati idoneo a poter smaltire le controversie sopravvenute ogni anno.
Alcune recenti modifiche legislative hanno apportato una serie di significative novità volte: alla valorizzazione del ruolo del giudice (introduzione di riti speciali -ATP, licenziamenti, rito sommario per discriminazioni); alla riduzione della domanda patologica con una serie di ostacoli all’introduzione del giudizio e all’abbreviazione dei termini processuali.
Tuttavia, l’assenza di organicità e di un disegno generale e omogeneo di riforma, hanno vanificato l’intento originario moltiplicando le questioni anziché risolverle.
Il 12 gennaio scorso il Governo ha presentato in CDM la bozza del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per il rilancio dell'economia e la costruzione del futuro delle nuove generazioni, che prevede importanti investimenti per l'innovazione organizzativa della Giustizia.
Il 10 marzo Mario Draghi e il Ministro per la Pubblica Amministrazione hanno sottoscritto con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil il Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale che include tra le linee di intervento programmate anche un massiccio investimento nel capitale umano da attuare attraverso l’adeguamento della disciplina contrattuale collettiva ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze e alla valorizzazione delle professionalità già esistenti.
Un’occasione da non perdere per la modernizzazione anche della giustizia del lavoro che necessita, oggi, di cospicui investimenti strategici.
L’organizzazione giudiziaria necessita di un processo del lavoro evoluto che consenta al giudice di poter attuare le norme del codice con strumenti nuovi e con nuove risorse umane e nuove professionalità all’altezza delle innovazioni digitali e informatiche previste per tutte le pubbliche amministrazioni.
Un processo moderno che rappresenti un modello per tutta la giurisdizione che si articoli su quattro direttrici fondamentali:
- assistenza del cancelliere al giudice in udienza - risorse di personale
L’udienza del rito di lavoro è pubblica (artt. 128, 420 e 422 c.p.c.). Ciò comporta un’esigenza rafforzata di assistenza al giudice durante la trattazione.
- Celebrazione dell’udienza in aula - risorse strutturali
Il rito del lavoro esprime appieno le proprie potenzialità rispettando i criteri di concentrazione, oralità e immediatezza. Occorrono spazi adeguati per una celebrazione pubblica in presenza de (e nel contraddittorio con) le parti, i loro difensori, gli eventuali ulteriori soggetti processuali e il giudice deve avere la disponibilità della camera di consiglio ove ritirarsi, dopo la discussione, per assumere le decisioni, quando possibile, nel corso della stessa udienza.
- Concentrazione delle attività e delle decisioni - risorse digitali
Il giudice deve avere accesso anche in udienza alla consolle, ai registri di cancelleria, agli archivi di giurisprudenza e di documenti necessari per decidere con rapidità e consapevolezza.
- Integrazione dei modelli di trattazione delle cause - risorse digitali, di personale e interventi normativi
L’eredità positiva della pandemia è data dalla sperimentazione forzosa di nuovi modelli di gestione di porzioni del processo, che devono essere conservati e sviluppati per valorizzarne le finalità senza snaturare le caratteristiche del rito.
Presso ogni ufficio giudiziario è costituita una struttura di supporto informatico che assiste il giudice e il cancelliere nell’uso degli strumenti digitali e nell’organizzazione delle udienze in collegamento audiovisivo...
Leggi la relazione integrale