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7 giugno 2010

La posizione dell'Anm sul Ddl estinzione processi

L'Associazione nazionale magistrati ribadisce le fortissimepreoccupazioni già espresse nelle più varie sedi istituzionali peri prevedibili effetti del disegno di legge in materia di c.d."processo breve", che rischia di produrre conseguenze devastantisull'intero sistema della giustizia italiana.


L'Associazione nazionale magistrati ribadisce le fortissime
preoccupazioni già espresse nelle più varie sedi istituzionali per
i prevedibili effetti del disegno di legge in materia di c.d.
"processo breve", che rischia di produrre conseguenze devastanti
sull'intero sistema della giustizia italiana.



Da anni, l'Anm chiede al Governo e al Parlamento un serio
impegno per accelerare realmente i tempi del processo, con misure
appropriate, come l'adeguato stanziamento di risorse umane e
materiali, la modernizzazione delle strutture e delle
circoscrizioni giudiziarie, la depenalizzazione dei fatti
bagatellari, lo snellimento delle procedure, l'impulso
all'informatizzazione. Ciò che vogliamo è una giustizia credibile e
efficiente.



Al contrario, il disegno di legge impropriamente intitolato
"misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata
dei processi" cancellerà ogni speranza di giustizia per le vittime
di reati di particolare gravità, trasformando il processo penale in
una tragica farsa.



La riforma che si vorrebbe introdurre consiste in un vero e
proprio colpo di spugna, che assicurerà una completa impunità per i
tipici reati della criminalità dei colletti bianchi, ma anche per
molte insidiose forme di delinquenza diffusa in danno di persone
deboli. Essa renderà, di fatto, impossibile l'accertamento di
delitti come gli omicidi colposi realizzati nell'ambito
dell'attività medica, le lesioni personali, le truffe, gli abusi
d'ufficio, la corruzione semplice e in atti giudiziari, le frodi
comunitarie, le frodi fiscali, i falsi in bilancio, la bancarotta
preferenziale, le intercettazioni illecite, i reati informatici, la
ricettazione, il traffico di rifiuti, lo sfruttamento della
prostituzione, la violenza privata, la falsificazione di documenti
pubblici, la calunnia, la falsa testimonianza, l'incendio, l'aborto
clandestino.



Verranno posti nel nulla centinaia di migliaia di processi, con
un costo sociale altissimo: tra gli altri, saranno destinati
all'immediata estinzione gran parte dei reati contestati nei
processi per i crack Cirio e Parmalat, per le scalate alle banche
Antonveneta e Bnl, per la corruzione nella vicenda Eni-Power.



Si tratta di una regolamentazione che indirettamente rischia di
alimentare il senso di impunità, con buona pace del diritto alla
sicurezza dei cittadini onesti.



I danni che la riforma può arrecare al funzionamento della
giustizia sono incalcolabili e permanenti. Essa stravolgerà
completamente la fisionomia del processo penale, determinando una
sicura agonia dei riti alternativi e una profonda crisi della
cultura delle garanzie e del contraddittorio.



Altrettanto gravi sono le conseguenze del disegno di legge nel
settore civile, per effetto della previsione che subordina la
domanda di equa riparazione alla presentazione di una espressa
richiesta di accelerazione del giudizio, cui consegue l'obbligo di
fissare le udienze con una cadenza non superiore ai quindici
giorni.



Tale disposizione, destinata ad incidere su circa metà dei
processi civili in corso, determinerà il più completo caos
organizzativo, imponendo a ciascun giudice di trattare, ogni
settimana, udienze con centinaia di cause, in condizioni di
assoluto degrado della funzione giurisdizionale, che non potrà più
offrire alcuna seria garanzia sostanziale ai difensori e alle
parti.



L'ingolfamento della giustizia civile verrà, inoltre,
pesantemente incrementato dallo spostamento in tale sede delle
domande di risarcimento dei danni presentate dalle persone offese
nei processi penali destinati all'estinzione.



La regolamentazione contenuta nel disegno di legge non trova
riscontro in nessun altro ordinamento, a livello europeo ed
internazionale, e non ha nulla a che vedere con i principi del
giusto processo, che, nell'interpretazione della Corte europea dei
diritti dell'uomo, comportano l'impegno dello Stato di completare
il processo penale entro un termine non fisso ma ragionevolmente
commisurato alla sua complessità e alla natura degli interessi in
gioco, e senza che comunque dalla inosservanza di tale termine
possa derivare alcun pregiudizio per l'accertamento dei reati e la
tutela delle vittime.



L'Associazione nazionale magistrati ribadisce la propria
disponibilità a confrontarsi sulle riforme necessarie ad assicurare
un processo giusto in tempi ragionevoli, nell'interesse dei
cittadini. Proprio per questo motivo, non possiamo assistere in
silenzio a riforme che sacrificano del tutto le esigenze di tutela
delle vittime dei reati, pongono nel nulla l'impegno delle forze
dell'ordine, e comportano vistose violazioni del principio di
uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, distruggendo
il funzionamento della giustizia civile e penale in Italia.




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