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14 settembre 2025

Sul d.l. 117-25 “Giustizia PNRR”

Il d.l. n. 117 del 2025, recante “Misure urgenti in materia di giustizia”, è nato dall’esigenza di raggiungere entro il 30 giugno 2026 obiettivi concordati dal precedente Governo con l’Unione europea senza consultare chi opera sul campo, nemmeno ai fini di una previsione di fattibilità. Si tratta di una sfida cruciale e di portata eccezionale, che riguarda non solo l’efficienza del sistema giudiziario ma anche la credibilità del Paese e la stabilità dei finanziamenti del PNRR.


I magistrati, nella piena consapevolezza dell’importanza di questa sfida, non hanno fatto mancare il proprio contributo: grazie a un impegno straordinario, l’arretrato ultratriennale è stato abbattuto con largo anticipo rispetto alle scadenze PNRR nei termini del 95% nel settore civile e del 25% nel settore penale.


Nonostante la magistratura italiana sia la più produttiva d’Europa, resta da raggiungere l’obiettivo di riduzione del disposition time nel settore civile che sconta criticità croniche rispetto alle quali le nostre indicazioni nel corso degli anni sono cadute nel vuoto e a cui si sono aggiunti gli effetti di riforme che hanno contribuito ad aumentare il contenzioso civile e tributario e ad allungarne i tempi di definizione.


Prendiamo atto delle misure che il legislatore ha inteso adottare e, con alto senso di responsabilità istituzionale, continueremo a fare la nostra parte. Tuttavia, non possiamo rinunciare a esprimere il nostro pensiero sulle misure individuate che contribuiscono alla deriva burocratica della funzione, senza peraltro incidere alla radice sulle cause del problema.


Gli strumenti straordinari previsti non devono diventare modello ordinario di gestione della giustizia perché determinano uno strappo su principi fondamentali, anche di carattere costituzionale, e un arretramento sul piano delle garanzie e della qualità della giurisdizione che, quindi, possono essere tollerati in via eccezionale, solo in un’ottica emergenziale e senza in alcun caso travalicare il 30.6.26.


Nello specifico, quanto alle misure adottate:


-       si orienta l’esercizio della funzione giurisdizionale al raggiungimento di obiettivi meramente statistici, secondo meccanismi che introducono nell’esercizio della funzione il premio di risultato e creano disparità di trattamento all’interno degli uffici;


-       l’attribuzione di poteri straordinari ai dirigenti degli uffici giudiziari con deroga ai criteri ordinari di assegnazione e riassegnazione dei fascicoli, oltre a legittimare una visione gerarchica degli uffici giudicanti, rappresenta una pericolosa deroga al sistema tabellare – corollario del principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge – incide sull’autonomia organizzativa garantita dal CSM, svincolando quei poteri dai necessari controlli da parte dei consigli giudiziari e intacca il traguardo faticosamente raggiunto con la fissazione dei carichi esigibili;


-       si rinvia ulteriormente l’attivazione di riforme strutturali attese ormai da tempo, come l’istituzione del Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie.


-       si sacrificano le esigenze dei magistrati in tirocinio, privandoli di una formazione graduale e progressiva.


Sono invece necessarie scelte strutturali e coraggiose, che da tempo invochiamo:



  • coperture degli organici dei magistrati e del personale amministrativo: i magistrati mancanti erano 1.126 nel 2019, oggi le vacanze superano le 1.800 unità, pari a oltre il 17% della pianta organica; la carenza di personale è drammatica e strutturale e si aggira intorno al 40%;

  • razionalizzazione della geografia giudiziaria e revisione delle piante organiche;

  • introduzione di strumenti deflattivi per il contenzioso civile: si registra un aumento delle iscrizioni civili del +12% dal 2019 al 2024. Al riguardo, laddove non sia possibile una rinegoziazione del disposition time civile per le materie comprese nel paniere di valutazione, sarebbe auspicabile quanto meno l’adozione di strumenti deflattivi, in particolare in taluni giudizi che vedono coinvolta la Pubblica amministrazione come, ad esempio, in quelli che riguardano il riconoscimento della cittadinanza e della protezione internazionale o speciale;

  • stabilizzazione dell’ufficio per il processo: a fronte dell’esperienza positiva, si chiede ancora una volta la stabilizzazione definitiva di tutti gli AUPP e la correzione del loro mansionario con ulteriore riduzione delle attività di supporto agli uffici amministrativi a vantaggio del supporto di collaborazione del giudice;

  • dotazioni informatiche efficienti e applicativi funzionali alle esigenze processuali.  


Senza l’impegno quotidiano dei magistrati non sarebbe stato possibile raggiungere i risultati straordinari sull’arretrato, ma non si può chiedere all’istituzione giudiziaria di supplire a vuoti che sono innanzitutto di responsabilità politica e ministeriale.


Il PNRR non è mai stato concepito come un insieme di numeri da raggiungere, ma come un’occasione storica per costruire una giustizia più efficiente, moderna e sostenibile. Se oggi si ricorre a strumenti emergenziali, è perché quello spirito originario non ha trovato effettivo spazio.


Ribadiamo che i magistrati continueranno a fare la loro parte, ma senza una presa d’atto chiara e senza interventi strutturali effettivi, il Paese rischia di fallire non solo l’appuntamento del 2026, ma anche, in prospettiva, l’obiettivo di rendere realmente efficiente il servizio giustizia: di ciò non si potrà addossare alcuna responsabilità alla magistratura. Spetta al legislatore e al Governo dimostrare che l’efficienza della giustizia è davvero una priorità per il Paese e non terreno di propaganda.


Approvato a maggioranza dal CDC



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