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9 giugno 2010

Anm su intercettazioni

L'Associazione nazionale magistrati segnala con preoccupazioneche le norme contenute nel disegno di legge in materia diintercettazioni, approvato dal Consiglio dei Ministri di venerdì,se tradotte in legge, avrebbero l'effetto di ridurre drasticamentele possibilità di contrasto nei confronti della criminalità daparte delle forze dell'ordine e della magistratura.


L'Associazione nazionale magistrati segnala con preoccupazione,
che le norme contenute nel disegno di legge in materia di
intercettazioni, approvato dal Consiglio dei Ministri di venerdì,
se tradotte in legge, avrebbero l'effetto di ridurre drasticamente
le possibilità di contrasto nei confronti della criminalità da
parte delle forze dell'ordine e della magistratura.



Con queste norme non potranno essere disposte intercettazioni -e
nemmeno acquisiti i tabulati del traffico telefonico- per reati
gravissimi quali il sequestro di persona, l'estorsione, la violenza
sessuale, lo sfruttamento della prostituzione, la rapina, il porto
abusivo di armi, il furto in appartamento, la bancarotta
fraudolenta, l'associazione per delinquere semplice (vale a dire
tutte le organizzazioni criminali non "mafiose").



La previsione di un termine massimo di tre mesi di durata delle
intercettazioni pregiudicherebbe irrimediabilmente le
attività  di indagine anche per reati di particolare gravità:
si pensi ad un caso di sequestro di persona a scopo di estorsione,
nel quale le intercettazioni dovrebbero essere definitivamente
chiuse al terzo mese, pur essendo, in ipotesi, in corso il
sequestro. O ancora: ad un indagine per traffico di armi o di
stupefacenti, nelle quali gli ascolti dovrebbero essere interrotti
dopo tre mesi, anche se, in ipotesi, fosse imminente il giorno
della consegna delle armi o dello stupefacente.



La drastica riduzione della possibilità di ricorrere ad
intercettazioni ambientali -anche per reati di mafia e terrorismo-
depotenzia gravemente e ingiustificatamente l'azione investigativa.
Di fatto non saranno più possibili intercettazioni nei locali
pubblici, negli uffici, all'interno dei veicoli, negli istituti
penitenziari.



Anche la equiparazione delle riprese visive alle attività di
intercettazione danneggerebbe gravemente la lotta al crimine. Con
queste norme non saranno possibili riprese visive per identificare
gli autori di rapine in banca, spaccio di stupefacenti nelle
piazze, violenza negli stadi, assenteismo nei pubblici uffici.



Le norme sulla astensione dei magistrati, per come formulate, si
prestano pericolosamente ad usi strumentali, potendo essre
utilizzate per estromettere dal processo il magistrato considerato
"scomodo".



Infine la introduzione di un generalizzato divieto di
pubblicazione di notizie in merito ad indagini penali, anche quando
sia venuto meno il segreto investigativo, introduce una
ingiustificata limitazione del diritto costituzionale alla
informazione.



Nel disegno di legge mancano, invece, disposizioni adeguate al
fine di  tutelare il diritto alla riservatezza delle persone
coinvolte in intercettazioni con riferimento a fatti privati
estranei al processo penale. La associazione nazionale magistrati
aveva da tempo segnalato la necessità di un intervento sul punto,
indicando i possibili rimedi tecnici.



Ma queste indicazioni non sono state in nulla recepite.



Si potrà dunque intercettare di meno, con grandi vantaggi per i
criminali e senza reali benefici per la riservatezza delle persone
e, soprattutto a discapito della sicurezza dei cittadini.




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