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11 giugno 2010

Manovra, prime iniziative di protesta

Il Comitato direttivo centrale conferma lo stato di agitazione già proclamato

Il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati conferma lo stato di agitazione già proclamato contro la manovra economica del Governo e delibera la convocazione del Cdc in via permanente  per seguire lo sviluppo della questione.
Il Cdc dà mandato, inoltre, alla Gec di organizzare sul territorio, unitamente alle rappresentanze sindacali del personale e agli altri operatori, iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sullo stato della giustizia in Italia e sull’opera di costante supplenza svolta dai magistrati e dal personale amministrativo.
Il Comitato si riserva la decisione, anche all’esito degli incontri istituzionali programmati, in merito ad altre ed eventuali iniziative di protesta, nessuna esclusa, che tengano conto delle attuali sempre più insostenibili condizioni di lavoro, che non consentono ulteriori forme di impropria supplenza.
L’Anm prende atto della grave situazione di crisi economica del Paese e ribadisce che i magistrati non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, purché nel quadro di una manovra che sia rispettosa dei principi di equità e proporzionalità.
Le misure delle quali si ha notizia appaiono, invece, gravemente discriminatorie e punitive per i magistrati, in particolare per i più giovani, e tali da incidere negativamente sul funzionamento dell’intero sistema giudiziario.
Come mai avvenuto in precedenza, le retribuzioni dei magistrati verrebbero  colpite quattro volte: con un prelievo forzoso sugli stipendi, con il blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco dell’adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con il blocco degli effetti economici degli avanzamenti di carriera collegati al positivo superamento delle valutazioni di professionalità.
Si tratta di interventi iniqui e incostituzionali nei confronti dei magistrati, con gravi sperequazioni in rapporto con altre categorie e anche all’interno della magistratura. Peraltro, è la terza volta in quattro anni che si incide sugli stipendi dei magistrati, con effetti ancora perduranti.
Essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia, è inaccettabile, soprattutto in una situazione in cui i magistrati sono costretti a gestire carichi di lavoro insostenibili e a svolgere quotidianamente attività di supplenza per sopperire alle carenze del sistema.
In una situazione di drammatica crisi di funzionamento della giustizia, la manovra colpisce pesantemente l’intero sistema giudiziario.
Il personale amministrativo, infatti, da anni in attesa di una necessaria riqualificazione, viene ancora mortificato e svilito, con il blocco dei contratti, la proroga del divieto di nuove assunzioni e un’ulteriore riduzione del 10% degli stanziamenti per il funzionamento degli uffici.
I magistrati hanno il dovere di denunciare i rischi per la funzionalità del servizio giudiziario derivanti da una manovra iniqua, sperequata e incostituzionale.



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