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11 giugno 2010

No a modifica legge elettorale Csm in tempi ristretti

Le recenti notizie riportate dalla stampa circa la decisione delGoverno di intervenire sulla legge elettorale del Consigliosuperiore della magistratura stupiscono per la tempistica e per icontenuti espressi.


L'Anm esprime perplessità anche sull'ipotesi di
proroga



Le recenti notizie riportate dalla stampa circa la decisione del
Governo di intervenire sulla legge elettorale del Consiglio
superiore della magistratura stupiscono per la tempistica e per i
contenuti espressi.



In particolare, suscita notevoli perplessità l'ipotesi di
intervenire sulla legge elettorale e di prorogare la durata
dell'attuale Csm in un momento in cui le elezioni sono già state
indette per il prossimo 4 luglio.



L'Anm ha posto da tempo al centro dell'attenzione il tema
dell'autoriforma della magistratura e la necessità che la scelta
dei rappresentanti al Csm avvenga sulla base di un'ampia e reale
rappresentatività dei colleghi, superando i limiti dell'attuale
sistema elettorale.



L'Anm ha ribadito più volte che il sistema elettorale più idoneo
a realizzare il modello di Csm delineato dal costituente e a
limitare il peso degli apparati delle correnti è il sistema
proporzionale per liste.



E proprio in tale ottica, la Giunta dell'Anm aveva proposto lo
svolgimento di consultazioni preliminari tra tutti i magistrati per
selezionare i candidati, senza, tuttavia, poter attuare tale
proposito per la mancata adesione del gruppo di Magistratura
Indipendente.



Modificare in questo momento la legge elettorale vigente, in
tempi talmente ristretti da non consentire un adeguato dibattito,
rischia di produrre un pessimo risultato, soprattutto se si pensa
di introdurre sistemi discutibili e non sperimentati, che sembrano
pensati per ga-rantire la prevalenza di lobby organizzate
esclusivamente su base personalistica e clientelare.



La proroga della durata del Csm in carica, in deroga alla prassi
costituzionale ormai consolidata da oltre venti anni, arrecherebbe,
inoltre, un grave e non giustificabile pregiudizio al regolare
funzionamento dell'organo di autogoverno.



 




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