In tema di giustizia il PNRR chiedeva ai magistrati italiani di ridurre del 25% l’arretrato nel settore penale e di ridurre del 95% l’arretrato nel settore civile, in primo e secondo grado, entro il 30 giugno 2026.
I magistrati italiani hanno già raggiunto questi tre obiettivi con un anno di anticipo, grazie ad un immane sforzo organizzativo e produttivo.
L’ultimo obiettivo definito dal precedente governo – ridurre del 40% i tempi di definizione dei processi civili – pur essendo un obiettivo fuori portata e che quindi non andava assunto in questi termini, è stato per metà già raggiunto, perché quel tempo è stato abbattuto del 20%, ma difficilmente potrà essere ulteriormente migliorato, anche per una sbagliata programmazione, da parte del Ministero, delle risorse necessarie al suo pieno conseguimento.
Invece di coordinare i suoi sforzi con i magistrati, che si sono impegnati senza risparmiare le risorse, il governo ha preferito dedicare le sue energie alla scrittura e all’approvazione di una riforma costituzionale che provocherà squilibri nell'assetto dei poteri dello Stato senza giovare minimamente alla efficienza della giustizia.
Nel frattempo 16.500 addetti all’ufficio per il processo non sono stati stabilizzati; si lasciano davanti ai tribunali italiani 25.000 procedimenti in tema di doppia cittadinanza per i discendenti degli emigrati, questione che potrebbe essere decisa amministrativamente dai consolati; 70.000 giudizi in materia di protezione internazionale, che - una volta concessa in via provvisoria dal giudice civile potrebbe essere concessa in via definitiva dal ministero dell’interno; ed un numero infinito di giudizi in materia tributaria, che proseguono nonostante il contribuente abbia aderito a qualche forma di concordato.
A fronte di queste sue gravi inadempienze, il Ministero della giustizia, non sapendo come risolvere il problema, ha chiesto tardivamente aiuto al CSM per l’individuazione di una soluzione che non potrà che consistere nell’adozione di strumenti eccezionali, verosimilmente inadeguati e comunque insufficienti a fornire una risposta in linea con le aspettative dell'Unione europea. Nell'attesa di conoscere quali misure il Ministro intenderà in concreto adottare, non possiamo che manifestare tutta la nostra preoccupazione per il rischio più che concreto che lo Stato italiano debba rinunciare a una quota rilevante di fondi europei a causa della “distrazione” di un Governo troppo concentrato su una riforma costituzionale che, invece di migliorare l’efficienza della giustizia, mira a ridurre l’autonomia e l’indipendenza della magistratura per alterare il delicato equilibrio su cui si regge la separazione dei poteri e quindi, in definitiva, l’attuale assetto democratico del nostro Paese.
Approvato all’unanimità dal Comitato direttivo centrale