Signor Presidente,
Eminenza,
Autorità,
Gentili ospiti e cari colleghi,
Nei pochissimi (5-6) minuti
concessimi parlerò soprattutto dei problemi che riguardano il
nostro distretto ma, prima, sento il dovere di due brevi
flash:
tra i problemi che molti hanno evidenziato vi è, anche se per
fortuna nel nostro distretto non è il problema principale, quello
delle carceri e del loro sovraffollamento. Certamente è un problema
che deve essere affrontato, sotto diverse visuali, e sul quale
l'Anm è da tempo sensibile, anche perché è profondamente vero
-altrettanto quanto non è "farina del mio sacco" la
citazione- che il grado di civiltà di un paese si misura dalla
condizione in cui vivono i detenuti, e non sto a ricordare la
funzione della pena, con considerazioni superflue perché a tutti
noi note.
In secondo luogo, e a questo
riguardo il Ministro nell'allontanarsi poco fa mi ha pregato di
farne menzione, dandocene atto per quanto ha fin qui ascoltato,
rimarco come tutti gli interventi odierni, tutte le critiche che
sono state illustrate sia nei confronti di problematiche connesse
alla organizzazione giudiziaria sia soprattutto, in punto "modifica
della geografia giudiziaria" e "revisione delle piante organiche",
da noi sono sempre state inserite in un ambito di integrazioni e
correttivi di carattere propositivo, per ottenere un miglior
funzionamento delle istituzioni; si è sempre evidenziata una
valutazione di fondo senza dubbio positiva, come dirò tra breve,
della riforma, e le critiche che legittimamente sono state
illustrate si sono sempre caratterizzate per essere pienamente
argomentate con riguardo al disegno complessivo e non a
particolarismi o interessi meramente locali, e sempre contenute
nell'ambito di proposte di miglioramenti che non interferiscano
sull'andamento -che si spera rapido- della riforma e che non
portino non solo a stravolgimenti di essa ma soprattutto al rischio
di blocco di qualunque intervento.
In effetti, negli interventi dei
rappresentanti ANM alle cerimonie di inaugurazione dell'anno
giudiziario degli ultimi -almeno- quattro/cinque anni che mi sono
andato a rileggere (tra cui il mio nel 2009), viene costantemente
evidenziato quello che è considerato essere il maggior problema che
affligge la giustizia -come in Italia- anche nel nostro distretto,
sia pure in misura minore: la lentezza della giustizia
stessa, ovvero la eccessiva durata dei processi.
Sempre, in detti interventi, si è posto l'accento sulla necessità
di riforme ad hoc e sempre, tra le richieste principali, vi è stata
quella della revisione delle circoscrizioni giudiziarie, allo scopo
di razionalizzare l'organizzazione giudiziaria e favorire un
miglior funzionamento di uffici dotati di organico adeguato e non
"troppo piccoli".
Personalmente ero convinto che non avrei visto nulla del genere
prima dell'età della pensione.
Invece, quel momento pare essere
arrivato e di ciò siamo grati al governo in carica che, sfidando
l'impopolarità, ha finalmente messo mano ad una delle riforme più
attese e, se condotta a termine in modo adeguato, forse anche più
efficaci (anche se non è l'unica misura indispensabile per un
miglior funzionamento degli uffici giudiziari).
E' vero che si poteva fare di più e meglio, è vero che in alcuni
casi vi sono aspetti negativi che potevano essere attenuati, è vero
che si sono levate molte doglianze fondate invocando
modifiche.
E' però vero che è essenziale, comunque, che questa riforma, pur
con i suoi difetti (e ne ha) vada in porto. Poi si potrà e dovrà
por mano alle ulteriori necessarie migliori.
Non bisogna dimenticare che spesso il meglio è nemico del bene, non
si deve correre il rischio di non riuscire a fare nulla per volere,
legittimamente, che la cosa sia fatta nel miglior modo
possibile
E' stato fatto, però, soltanto il
primo passo. Non basta. Non basta nemmeno portare a compimento
questo primo passo.
Riorganizzati i circondari (e speriamo nel sollecito arrivo della
data fatidica del 13 settembre senza ulteriori rinvii), occorre
però considerare che, per un necessario completamento e per rendere
la riforma funzionale, si deve rivedere -con provvedimenti
concreti- sia l'organico della magistratura (fermo a sua volta da
tempo) sia l'organico e le dotazioni del personale ausiliario.
Anche la miglior ripartizione dei
tribunali sul territorio non raggiungerebbe gli effetti possibili
se permanessero le attuali carenze in primis nell'organico del
personale.
Non può essere sufficiente la risposta di insormontabili
problematiche economiche.
Nella P.A. vi è -a detta di molti ed alla luce delle esigenze di
contenimento di bilancio- un esubero di personale per il quale si
teme da più parti l'attivazione di procedure affatto gradite.
Perché questo personale non viene trasferito all'amministrazione
della giustizia, nei modi più opportuni o con le forme che si
vorranno individuare?
Nei giorni scorsi il Ministro ha,
nella sua relazione, evidenziato una cosa purtroppo nota agli
addetti ai lavori: i processi penali si arenano in un imbuto quando
giungono in fase di appello.
Nel nostro distretto la situazione della Corte d'Appello è
drammatica e le scoperture dell'organico sono sicuramente una delle
maggiori cause di questa situazione: ovvio, saranno necessari anche
interventi di depenalizzazione per ovviare a quella
"panpenalizzazione" che ha portato alla quasi paralisi ed alle
numerose conseguenti prescrizioni - non crediamo che si debba
percorrere la via, assai pericolosa, della modifica
dell'obbligatorietà dell'azione penale, per una serie di ragioni
che non possono essere illustrate in questa sede- ma in ogni caso
l'inadeguatezza degli organici -fermi da troppo tempo, a differenza
del numero dei reati e dei processi- è evidente.
E l'organico dei magistrati
andrebbe a sua volta rivisto e rafforzato. A titolo di
esempio valga la situazione degli uffici (Tribunale e Procura della
Repubblica) Minorili del distretto: 5 magistrati teorici oltre al
Procuratore in Procura, 9 magistrati teorici (con ben tre
scoperture) oltre al Presidente in Tribunale, per una estensione
geografica corrispondente a due regioni (Piemonte e Valle
d'Aosta).
Un qualunque ufficio-organo collegiale (sia una Procura o una
sezione di Corte d'Appello) con soli cinque componenti, per poter
funzionare bene deve rivolgere adeguate preghiere affinché nessuno
cada ammalato o abbia infortuni di sorta (né ci siano richieste di
trasferimenti!).
Senza contare le scoperture attuali dell'organico esistente (nel
nostro distretto ben 93 posti scoperti complessivamente su 594
stando ai dati recenti del CSM).
Non può a ciò essere sufficiente
l'attuale -in corso d'opera- revisione delle Piante Organiche, in
esecuzione e completamento della riforma della geografia
giudiziaria.
Anzitutto perché non sono affatto chiari i criteri con cui è stata
attuata, i dati utilizzati e il modo in cui sono stati armonizzati
e combinati tra di loro e che portano ai risultati, non
condivisibili, finora noti.
Anche la creazione delle c.d. Macroaree, non ipotizzate in sede
legislativa, lascia qualche perplessità!
Si tratta di considerare in un unicum circondari che in comune, per
dimensioni e tipologia di reati, a volte hanno solo il confine
geografico ed a volte addirittura nemmeno quello.
Il sospetto poi, a proposito dei
dati statistici, che si sia verificato il famoso "paradosso del
pollo", di Trilussa, va seriamente preso in considerazione!
Risultati che, non ancorati su specifici e concreti dati tecnici ed
analisi dettagliate, rischiano di tradursi in una penalizzazione
degli uffici che finora hanno "lavorato meglio" e che sono riusciti
a non accumulare arretrato o quasi.
La promessa del mantenimento invariato della pianta organica del
distretto -già insufficiente- non è stata mantenuta ed al nostro
distretto vengono sottratti 36 magistrati complessivamente: che
poi, come da promesse verbali, una parte di questi 36 venga
(verrà?) recuperata con loro assegnazione alla Corte d'Appello,
questa è una "speranza" futura ma non ancorata su alcun dato certo,
né si sa quanti verranno recuperati e con quali criteri
Ma, in secondo luogo e comunque, perché quand'anche tale revisione
fosse fatta secondo i migliori e più dettagliati criteri possibili,
sconterebbe sempre il "peccato originale" di prendere a base una
coperta ormai troppo corta, cioè l'attuale organico della
magistratura, fermo da decenni. Mentre aumentano e in modo
consistente il numero di reati, il numero di cause civili e quindi
il carico di domanda di giustizia.
Anche a proposito di riforme sui
riti processuali -di cui parleremo- che vengono presentate come
strumenti atti a snellire e quindi velocizzare le cause riducendone
quindi la durata, non si può dimenticare che per far si che i
processi (o certi processi, penso ad esempio alle impugnazioni dei
licenziamenti) debbano svolgersi entro limiti temporali assai più
ristretti e rigorosamente calibrati occorrerebbe, quantomeno, la
presenza di strutture e persone (leggi: magistrati) in numero
superiore a quelli che, oggi, permettono lo svolgimento nei tempi
attuali.
Non va in effetti sottovalutata -come si è accennato- la necessità
di un serio esame -e intervento- sui riti processuali, anche se,
quantomeno nel civile qualcosa è già stato fatto, per evitare che
il processo -e in particolare il processo penale- diventi (o
rimanga?) un percorso ad ostacoli, quasi un gioco dell'oca dove la
cosa più difficile è quella che dovrebbe essere la più facilitata,
cioè giungere in tempi ragionevoli alla ricerca della verità!
Riforme processuali che devono essere ben ponderate e valutate
anche sulla base dell'esperienza di chi opera quotidianamente nelle
aule di giustizia, cosa che forse non sempre avviene. A volte ci si
trova di fronte a riforme procedurali che, con l'ottimo intento di
velocizzare il rito per determinate fattispecie particolarmente
degne di tutela, finiscono per duplicare le cause, rendendo quindi
più lento lo svolgimento di tutte le altre.
Certo: il processo telematico
(obiezione prevista e in parte condivisibile) sopperirà alla
necessità di intervenire sull'organico. Ma il processo telematico
non entrerà in funzione, in tutto il territorio nazionale,
dopodomani, ed anche dove si sta cominciando ad utilizzarlo i
problemi da risolvere non sono pochi, di questo si dirà in
seguito.
L'informatizzazione, che effettivamente procede, e nel nostro
distretto si sta concretamente attuando anche in appello, proprio
in questo procedere evidenzia come i problemi siano ancora tanti e
soprattutto si comincia ad avvertire, proprio in questo settore, la
conseguenza delle carenze di mezzi e di persone specializzate al
fine di avere una assistenza adeguata, quindi la carenza di risorse
economiche adeguate all'importanza dell'impegno.
Le risorse dovrebbero essere ad ogni costo trovate perché le
ricadute positive, anche in termini di costi e con immediatezza,
sono evidenti: a mero titolo esemplificativo, nella Corte d'Appello
di Torino, per la sola sessione di esami da avvocato dell'anno
2012, l'introduzione (e l'utilizzo) di un nuovo software per le
preiscrizioni (e relative comunicazioni) mediante posta
elettronica, ha permesso un risparmio effettivo di ben 5.277,64
euro (cioè semplicemente evitando di inviare tutte le comunicazioni
con raccomandata, come fatto fin'ora!).
Pensiamo all'entità del risparmio con l'informatizzazione
dell'intero processo e di tutti i processi!
Poiché la volontà politica di
metter finalmente mano ad alcune delle più gravi cause del
disservizio giustizia vi è ed è stata dimostrata dall'attuale
governo, speriamo ed auspichiamo con fervore che non solo non venga
meno da parte di chi -chiunque sarà- avrà l'onore di governarci in
un prossimo ed immediato futuro l'impegno a proseguire sulla
medesima strada ma si affrontino anche gli altri nodi cui ho
accennato.
In caso contrario sarà, come spesso ormai accade, vanificato ancor
di più il lavoro -cito una frase di un precedente Ministro della
Giustizia, Ministro espressione di un Governo che non credo possa
ritenersi particolarmente benevolo verso i magistrati né
particolarmente indulgente o tenero con la magistratura- di
"quella grandissima maggioranza di magistrati che ha vinto il
concorso avendo grande passione per questo lavoro e che ogni
mattina si alza e va a svolgerlo con zelo, onestà e devozione alle
istituzioni repubblicane".
Signor Ministro, non si deve permettere che questi magistrati si
sentano frustrati o peggio inutili, perché già stanno lavorando
molto con sacrificio personale (lo dicono fonti non sospette di
partigianeria e pienamente attendibili, anche in sede europea - v.
dati CEPEJ), non chiedono di lavorare di meno, ma solo di poter
lavorare meglio e che il loro lavoro non sia inutile.