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3 ottobre 2020

Il Cdc sul concorso in magistratura

Le attuali modalità di accesso alla magistratura, attraverso un concorso pubblico da sempre altamente selettivo e rigoroso, rappresentano un presidio di democraticità e di garanzia dell’autonomia e indipendenza della magistratura.
Finora il sistema di reclutamento ha consentito l’accesso ai ruoli della magistratura di giovani dediti allo studio, a prescindere dalla loro provenienza sociale ed economica.
La prospettiva del ritorno al concorso di primo grado, contenuto nella recente proposta di riforma, consoliderà detta finalità.
I ricorsi recentemente proposti, avverso i risultati delle correzioni degli elaborati scritti dell’ultimo concorso indetto con DM 10.10.2018, pur se legittimi, sono stati oggetto di rimbalzo mediatico spropositato nei modi e nei contenuti, con successiva strumentalizzazione politica.
In particolare, si individuano come indice di identificazione dei candidati caratteristiche degli elaborati scritti valutate come “neutre” nella costante elaborazione della giurisprudenza amministrativa, formatasi con riferimento a tutti i concorsi pubblici.
Aldilà del merito dei ricorsi, sui quali si pronunceranno le autorità preposte, inaccettabile è il tono ed il contenuto degli attacchi, che non si limitano a dare la notizia (il ricorso di alcuni candidati), ma presentano la vicenda come se il contenuto dei ricorsi fosse stato già accertato come rispondente al vero, accusando la commissione, autorevolmente composta da magistrati, avvocati e professori universitari, di gravissime condotte.
Il CDC stigmatizza gli irricevibili attacchi all’onorabilità dei componenti della commissione, accusati in modo anche esplicito di fatti lontani dall’essere accertati.
Tali aggressioni, fondate esclusivamente sulle prospettazioni di parte di tre concorrenti non ammessi alla prova orale, nel colpire la delicatissima fase iniziale di selezione, si sostanziano nel tentativo di delegittimazione di tutto l’ordine giudiziario.
Si ribadisce l’importanza dell’attuale previsione di composizione mista della commissione esaminatrice, che consente, nel coniugare gli aspetti dottrinari con l’esigenza di garantire la risoluzione di casi giuridici concreti, di selezionare i candidati più idonei a ricoprire il delicato ruolo di magistrato.



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