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14 maggio 2023

Preservare la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione

Il documento del Comitato Direttivo Centrale

1. L’Assemblea dell’ANM del 20 marzo 2023, Sezione Cassazione, ha messo a fuoco i gravi problemi che affliggono la Suprema Corte, in questa fase di transizione, con la digitalizzazione dei ricorsi, l’istituzione dell’ufficio del processo, l’entrata in vigore della c.d. riforma Cartabia che introduce rilevanti modifiche del rito civile e penale, gli interventi finalizzati alla messa in sicurezza del palazzo di giustizia e non ultimo l’impegno dello Stato italiano per il conseguimento degli obiettivi del PNRR che comportano una progressiva riduzione dell’arretrato e dei tempi di definizione dei ricorsi in un arco temporale ristretto.
L’Assemblea ha altresì affermato come la necessità di conseguire gli obiettivi del PNNR non deve alimentare la spirale della iper-produttività, non senza sottolineare che «i numeri assoluti dei processi civili definiti (https://www.cortedicassazione.it/cassazione-resources/resources/cms/documents/Cassazione_Relazione_2023.pdf) (1) mostrano già un livello di produttività particolarmente elevato e difficilmente conciliabile con la funzione nomofilattica», il che rischia di trasformare la Corte di cassazione «da giurisdizione superiore a organismo di produzione di massa di sentenze (2) che nel tempo diventeranno stereotipate e ripetitive a scapito quindi della qualità, che deve rimanere un valore essenziale della giurisdizione». Trattasi di rilievi inconfutabili, perché corroborati da dati statistici che attestano un’elevatissima produttività che, nel 2021, ha addirittura superato le 40.000 definizioni.
Analogamente, nel settore penale, v’è stato un notevole incremento, del 7,9%, dei procedimenti definiti con forte diminuzione, in misura del 22,8%, delle pendenze, siamo pertanto a ritmi di lavoro molto pressanti, di cui dà puntualmente atto la relazione 2023 del Primo Presidente della Corte di cassazione, il quale loda la «rilevantissima laboriosità dei consiglieri che ha raggiunto traguardi di livello eccezionale».
2. L’accesso indiscriminato, generale, non selettivo alla Corte sta rendendo, infatti, assai difficile – pur con la recente adozione di tecniche e modelli organizzativi di velocizzazione – perseguire il raggiungimento dei valori del giusto processo, in un arco di tempo ragionevole, che è assegnato, in primo luogo, alla Corte di cassazione. In quasi tutti gli ordinamenti europei sono previsti, infatti, dei limiti alla ricorribilità dinanzi alla Corte Suprema dei provvedimenti dei giudici di merito, questo perché un “sistema” delle Giurisdizioni Superiori – nell’architettura disegnata anche da plurimi arresti della Corte europea dei diritti dell’uomo – può bensì funzionare, nell’interesse dei cittadini, che si attendono interpretazioni autorevoli, certe e sollecite delle norme, solo se, con saggezza e pragmatismo, si sappia individuare un punto di equilibrio in grado di coniugare l’interesse del singolo ad attivare tali giurisdizioni e la concreta possibilità del “sistema” di dare risposte rapide e autorevoli (3).
3. Ed è dato di comune esperienza che le Corti Supreme dei principali Paesi europei si debbono confrontare con un numero di ricorsi, in ambito civile come in ambito penale, di gran lunga inferiore rispetto a quello che “travolge” la nostra Corte. Ben s’intende, allora, come la previsione di limiti alla ricorribilità dinanzi alla Corte Suprema eviterebbe, da un lato, che quest’organo sia sopraffatto da un eccessivo carico di lavoro che rischia di impedire lo svolgimento dell’essenziale ruolo di garante dell’uniforme applicazione del diritto, consentendo, dall’altro, al giudice di legittimità di dare una risposta di giustizia in tempi celeri.
4. Sotto altro concorrente profilo, va sottolineato che i carichi di lavoro devono essere (per espresso dettato normativo, v. art. 11 co. 2 d. lgs. n. 160/06, per gli standard di rendimento, e l’art. 37 d.l. n. 98/11 per i carichi esigibili) “sostenibili” per il singolo consigliere della Corte di cassazione, e ciò per consentire la necessaria ponderazione e lucidità nei momenti di studio e approfondimento dei temi del processo e in fase di decisione, anche il fine di evitare errori in decisioni di ultima istanza e contrasti involontari di giurisprudenza, dovuti appunto ad un eccessivo carico di lavoro.
Tale esigenza deve essere (evidentemente) assicurata anche ai magistrati della Procura generale al fine di rafforzare l’effettività del contraddittorio come richiesto dal fisiologico dinamismo delle decisioni di una Corte Suprema.
I carichi di lavoro devono tenere conto, inoltre, del diritto del magistrato alla tutela delle proprie condizioni di salute e al proprio benessere fisio-psichico.
5. Per quanto riguarda il modello organizzativo, di recente potenziato, dell’Ufficio per il processo, sono altresì necessari adeguati strumenti normativi e finanziari idonei a consentire la prosecuzione dell’attività in corso con l’obiettivo fondamentale di dotare la Corte di cassazione di una struttura di assistenza di alta qualità, come avviene peraltro per le altre Corti supreme dei paesi dell’Unione Europea.
6. Alla stregua di tali considerazioni, e tenuto conto dei documenti già approvati dal Comitato direttivo centrale dell’ANM in data 5 marzo 2023 in tema di carichi esigibili e in tema di Ufficio per il processo, nonché delle specifiche competenze delle commissioni del CSM che intersecano le proposte della presente mozione ? e in particolare quella della IV commissione del CSM, la quale ha aperto una pratica con l’obiettivo di definire numericamente una soglia di affari sostenibili ?, il Comitato direttivo centrale dell’ANM, nella seduta odierna, 


INVITA


la Prima Presidente e il Procuratore Generale a considerare che i carichi di lavoro dei consiglieri sono già estremamente gravosi e che gli obiettivi del PNRR sono stati in gran parte già raggiunti. Ciò pone le condizioni perché l’organizzazione del lavoro della Corte rivolga la necessaria attenzione alla qualità della elaborazione giurisprudenziale, a garanzia dell’imprescindibile funzione nomofilattica della Corte di Cassazione.


CHIEDE


al Ministro della Giustizia
a) di avviare una riflessione finalizzata a elaborare una modifica normativa che preveda anche in Italia, com’è in quasi tutti gli ordinamenti europei, l’adozione di limiti alla ricorribilità dinanzi alla Corte Suprema dei provvedimenti dei giudici di merito;
b) di assicurare, mediante appositi stanziamenti di bilancio e con opportune modifiche normative, la copertura a tempo indeterminato delle dotazioni organiche dell’UPP onde garantire continuità a un modello organizzativo essenziale che, per poter fornire risultati durevoli, deve poter contare su risorse umane ad esso addette in via non transitoria ma strutturale.


(1)  A.G. 2019-2020 (29.191) - A.G. 2020-2021 (34.550) - A.G. 2021-2022 (42.574) - variazione 2021/22- 2020/21 (+23,2%).
(2) Nel settore civile, si è passati dai 13.496 ricorsi civili pendenti e dalle 3.618 sentenze del 1970 a 106.763 procedimenti pendenti e 42.574 procedimenti definiti del 2022 
(3)Cfr. Corte Suprema di Cassazione, Ufficio del Massimario, Le Corti Supreme in Europa, Le regole per l’accesso, in https://www.cortedicassazione.it/cassazione-resources/resources/cms/documents/Relazione_Corti_Supreme_08.pdf. 



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