1. Il sistema introdotto nel 2002 per la elezione dei componenti togati del CSM si è rivelato, nella sua pratica applicazione, uno strumento che ha fortemente limitato il diritto degli elettori di scegliere le persone più idonee a rappresentarli.
L’abolizione del voto per liste e la introduzione di un voto singolo per categorie in un collegio unico nazionale ha, infatti, determinato la presentazione di un numero di candidati quasi corrispondente a quello dei posti disponibili.
Per la gran parte degli eletti la scelta è stata quindi di fatto sottratta agli elet-tori e anticipata ad una fase antecedente al voto, cioè quella della selezione dei candidati all’interno dei singoli gruppi associati.
Ora, per quanto democratici e partecipati possano essere i meccanismi di scelta all’interno di ciascun gruppo, è evidente che dagli stessi rimangono estranei tutti i magistrati che legittimamente non intendono partecipare all’attività dei gruppi e che, tuttavia, godono, in base al dettato costituzionale, del diritto di eleggere i rappresentanti al CSM.
È innegabile che in questo modo si sia determinato un meccanismo nel quale chi aspira ad essere eletto al CSM ha bisogno, oggi, prima ancora che del con-senso degli elettori, di essere forte all’interno del proprio gruppo.
L’Associazione nazionale magistrati ritiene, come più volte ribadito, che il sistema elettorale che maggiormente risponde al ruolo costituzionale del Consiglio superiore della magistratura sia quello proporzionale per liste concorrenti. Il sistema proporzionale per liste, infatti, è l’unico idoneo a garantire allo stesso tempo la rappresentanza all’interno del CSM delle diverse culture della magistratura e la possibilità per gli elettori di scegliere le persone ritenute maggiormente idonee a rappresentarli. In questo senso abbiamo chiesto e chiediamo alla politica una riforma della legge elettorale del CSM.
In assenza di interventi del legislatore riteniamo, però, sia nostro dovere individuare un sistema che attenui o riduca i guasti più evidenti della legge del 2002 e che restituisca agli elettori una reale e concreta possibilità di indicazione dei propri rappresentanti.
2. L’intendimento dell’ANM non è certamente di stabilire un legame preferenziale con i gruppi associati o di influenzare le scelte del CSM, con l’effetto di condizionarne il funzionamento, ma al contrario di esercitare pienamente il proprio ruolo di rappresentanza dei colleghi, attraverso la promozione di una consultazione aperta a tutti i magistrati per recuperare un’autentica parteci-pazione al sistema dell’autogoverno.
Di qui la proposta della Giunta della ANM di organizzare una consultazione preliminare tra tutti gli elettori, che preceda la fase di selezione delle candida-ture da parte dei gruppi.
E ciò sarà ancora più significativo se si consideri il ruolo rilevante che nel dibattito avranno le differenti opzioni culturali, che consentiranno una scelta basata effettivamente sull’adesione a programmi e idee.
Siamo consapevoli del fatto che questa consultazione sarà possibile solo con l’esplicita adesione e partecipazione di tutti i gruppi organizzati, ai quali l’ANM chiede di collaborare a un progetto che dia maggiore legittimazione democratica all’elezione del CSM, favorendo l’indicazione dei candidati/eletti da parte di TUTTI i magistrati italiani.
Per realizzare questo obiettivo è necessario che i gruppi associativi si impegnino a partecipare alla consultazione favorendo l’indicazione o l’emersione di un numero congruo di candidati, in modo da assicurare una effettiva selezione tra gli stessi e rendere possibile un confronto con candidati che non siano espressione dei gruppi associativi.
La consultazione che proponiamo non può ovviamente avere carattere vincolante per nessuno, in quanto le scelte sulle candidature saranno adottate da ciascun gruppo o da singoli interessati; riteniamo, tuttavia, che una consultazione vera, aperta e partecipata possa fornire un rilevante contributo in favore di scelte dei gruppi e dei singoli maggiormente in sintonia con le indicazioni dell’elettorato.
Proprio per questo è evidente che il meccanismo della consultazione non può riprodurre quello previsto per le elezioni, in quanto sarebbe inevitabile il rischio di una duplicazione dei suoi effetti negativi.
La proposta che vogliamo, pertanto, formulare è quella di una consultazione per aree territoriali, tale da consentire una maggiore vicinanza dei candidati agli uffici giudiziari nei quali operano.
Per evitare, però, da un lato una eccessiva parcellizzazione del voto e dall’altro che emerga un numero troppo elevato di eleggibili (tale da restituire pienamente alle correnti la selezione dei candidati) proponiamo la formazione di:
- sei collegi territoriali per il merito;
- tre per il pubblico ministero e per la Cassazione;
- i collegi dovranno essere costituiti sulla base del criterio della contiguità territoriale e con pari numero di elettori.
Si individuano, inoltre, le seguenti principali regole della consultazione:
- la consultazione si terrà nel mese di febbraio;
- tutti i magistrati che hanno diritto di voto per il CSM possono partecipare alla consultazione;
- tutti i magistrati eleggibili per il CSM sono candidabili in uno dei collegi territoriali indipendentemente dalla sede di esercizio delle funzioni;
- la presentazione delle candidature avviene con una dichiarazione di disponibilità, senza bisogno di firme di presentazione;
- tutti i candidati devono indicare un programma elettorale;
- i gruppi associativi possono presentare programmi e liste di candidati. In tal caso devono indicare più candidati per ogni collegio;
- i gruppi associativi che non intendono presentare liste di candidati devono impegnarsi a favorire in ogni collegio la presentazione di più candidature nella propria area culturale;
- ogni elettore esprime un voto per ciascuna categoria;
- lo spoglio avviene nella sede del distretto più grande del collegio;
- la Gec è delegata alla concreta individuazione dei collegi territoriali, alla nomina degli uffici elettorali locali e di quello centrale, e agli ulteriori necessari adempimenti esecutivi.
3. La Giunta è consapevole del fatto che la consultazione per la Cassazione presenta alcune problematicità particolari, legate al fatto che si tratta di un ufficio a competenza nazionale e di un collegio che esprime solo due eletti. In questo caso è serio il rischio che la consultazione diventi una sorta di pre-elezione, che finisca inevitabilmente per valere come test per le successive elezioni. Per questo la Giunta propone al Cdc due possibili alternative: o rinunciare alla consultazione per la Cassazione, oppure prevedere tre collegi come per il pubblico ministero.
4. Da parte di alcuni è stata avanzata l’opportunità di prevedere la possibilità per l’elettore di esprimere più di un voto di preferenza per ciascuna categoria di eleggibili. La proposta ha certamente il merito di rispondere ad una esigenza, piuttosto diffusa in magistratura, di consentire agli elettori di esprimere più preferenze anche per persone appartenenti a diverse aree culturali. La Gec ritiene, però, che la possibilità di esprimere più preferenze determinerebbe rischi di alterazione del risultato, derivanti da accordi tra candidati o gruppi di candidati.
Una soluzione intermedia, che la Gec ritiene di offrire al dibattito del Cdc, potrebbe essere rappresentata dalla previsione di un secondo voto di preferenza, che sia però esplicitamente qualificato come tale nella scheda e che quindi sia considerato in modo distinto nello spoglio. In questo modo potrebbero risultare ridotti i rischi di inquinamento del risultato.
Un’ultima notazione. L’organizzazione da parte della Gec di una tale consultazione determina, ad avviso unanime dei suoi componenti, una oggettiva incompatibilità a partecipare come candidati alla consultazione. È un principio generale per noi scontato, quello della astensione in presenza di potenziali conflitti di interesse, ma che probabilmente di questi tempi giova ribadire.