Signor Presidente,
Signor Procuratore Generale,
Onorevole rappresentante del
C.S.M.,
Onorevole rappresentante del Ministro
della Giustizia,
Illustri Autorità,
Signore e Signori
rappresentanti dell'Avvocatura,
Signore e Signori Magistrati,
si è chiuso per la giustizia un
anno di svolta negli obiettivi e nei modi dell'azione di governo;
dopo anni persi dal potere politico nel tentativo, purtroppo talora
riuscito, di imporre riforme punitive o volte a risolvere singole
vicende giudiziarie, è stato ripristinato un clima di positivo
confronto tra il Governo, ed in particolare il Ministro della
Giustizia, e le rappresentanze istituzionali ed associative della
magistratura.
In quest'anno sono state tuttavia soltanto poste le basi per
attività di riforma e di riorganizzazione del servizio, che
dovranno assumere un ruolo centrale nella prossima legislatura.
Un impatto decisivo avrà la
revisione della geografia giudiziaria, che diverrà efficace nel
prossimo settembre. Si tratta di una novità attesa da decenni
dall'Associazione Nazionale Magistrati: la razionalizzazione delle
risorse sul territorio è una condizione essenziale - certo
non l'unica - affinché possa essere reso un servizio più
efficiente in favore dei cittadini. Purtroppo la revisione ha
scontato i limiti della legge delega, che ad esempio impediva la
soppressione di tribunali presso i comuni capoluogo di provincia, e
tuttavia è stato finalmente avviato un processo fondamentale per
ridisegnare la distribuzione territoriale dei servizi giudiziari,
che consentirà di aumentare il grado di corrispondenza fra le
risorse umane e i bisogni delle singole realtà.
Vi è ora da sperare - e fare in
modo - che questa prospettiva non sia allontanata per effetto del
nuovo prevalere di localismi e clientele: la riforma della
geografia giudiziaria consentirà, a regime, risparmi di spesa
significativi e rilevanti benefici in termini di maggiore
efficienza dell'attività giudiziaria, un migliore sfruttamento di
economie di scala, una più efficace ripartizione dei carichi di
lavoro, una maggiore possibilità di specializzazione nell'esercizio
delle funzioni giudiziarie.
Una diversa valutazione merita la
pur connessa proposta ministeriale di revisione degli organici,
attualmente al vaglio del Consiglio Superiore della
Magistratura.
Quanto alle previsioni relative al nostro distretto, la proposta,
che individua soluzioni accettabili con riferimento agli uffici di
Udine e Gorizia, è invece penalizzante per quelli di Pordenone e
Trieste.
Quanto a Pordenone, l'accorpamento
del territorio dell'attuale sezione distaccata di Portogruaro è
destinato a comportare un aggravio del carico di lavoro del 35% -
40%, così che l'ipotizzato aumento dell'organico di una sola unità
per il Tribunale e di nessuna per la Procura appare del tutto
inadeguato e destinato, se confermato, a rendere inefficiente un
ufficio giudiziario che è riuscito in questi anni ad erogare un
servizio più che dignitoso in termini di durata dei procedimenti.
La proposta non sembra considerare la rilevanza quantitativa della
popolazione che, senza risiedervi, è presente per un significativo
periodo dell'anno in stazioni balneari tra le più affollate
d'Italia e comprese nel territorio da accorpare; non considera la
difficoltà anche organizzativa che deriverà dal passaggio da un
distretto ad un altro di quel territorio, che continuerà ad
appartenere ad una diversa provincia e ad una diversa regione; pare
omettere il rilievo dei procedimenti afferenti quel territorio oggi
radicati presso la sede centrale del Tribunale di Venezia e non
presso la sezione distaccata, non solo a trattazione collegiale, ma
anche monocratica, quali le cause di lavoro, le procedure
concorsuali, le esecuzioni immobiliari e le attività del Gip e del
Gup.
Ancora più evidente si presenta
l'inadeguatezza della proposta con riferimento al Tribunale di
Trieste, per il quale s'ipotizza un'insostenibile diminuzione
dell'organico di quattro unità, senza che si sia tenuto conto,
oltre che di tutte le competenze proprie delle sedi distrettuali,
delle specificità che caratterizzano il foro giuliano: la
soggezione del territorio allo speciale regime di pubblicità
immobiliare tavolare, che comporta una rilevante quantità di
adempimenti presso la sede giudiziaria, e la recente e peculiare
competenza per i procedimenti - instaurati in numero notevole e
crescente - relativi ai cosiddetti "rifugiati".
Più in generale, la proposta appare inficiata da una scelta
approssimativa dei criteri e da un'imprecisa elaborazione dei dati,
dovuta per certo anche all'insufficienza degli strumenti di analisi
statistica ed economica ed alla mancanza di dati analitici omogenei
che ancora caratterizzano l'organizzazione giudiziaria.
In questa situazione, e considerata la ristrettezza dei tempi a
disposizione, il Ministero dovrebbe valutare l'opportunità di
attuare, in una prima fase, soltanto gli adeguamenti di organico
imposti dalle modificazioni della geografia giudiziaria, riservando
la, comunque necessaria, revisione degli organici di tutti gli
uffici ad una seconda fase, una volta effettuati più precisi ed
adeguati approfondimenti.
Le carenze di acquisizione ed
elaborazione di dati che la proposta evidenzia confermano, per
altro verso, l'arretratezza del sistema giudiziario, che solo
nell'ultimo periodo appare finalmente conoscere un'inversione di
tendenza con l'avviata informatizzazione dei servizi e del
processo: l'affermarsi di una giurisdizione informatizzata e di
comunicazioni telematiche appare indispensabile per
modernizzare il servizio, ma anche in tal caso - analogamente a
quanto accade per la geografia giudiziaria - si tratta di
rivoluzioni che non possono attuarsi con l'obiettivo di un
immediato risparmio di spesa: il risparmio sarà raggiunto a regime,
ma nella fase iniziale è necessario un adeguato investimento mirato
ad assicurare formazione, sviluppo dei sistemi, fornitura delle
dotazioni necessarie ed una seria assistenza informatica, che allo
stato è invece inidonea a sostenere l'indispensabile continuità dei
servizi.
Le esigenze di riduzione della spesa pubblica non possono
penalizzare ancora a lungo il settore giudiziario.
In particolare, il turn over del personale amministrativo e tecnico
è assente da oltre dieci anni; l'età media del personale rasenta i
cinquant'anni ed è atteso nel prossimo periodo, anche negli uffici
del distretto, un massiccio pensionamento delle persone più
esperte, che ricoprono spesso ruoli di coordinamento e
direzione.
Proprio la consapevolezza della drammatica situazione di crisi
economica nella quale versa il Paese impone a tutti gli
schieramenti politici di collocare tra le priorità la giustizia e
la legalità, settori grazie ai quali è possibile recuperare risorse
e ridurre diseguaglianze.
L'azione di contrasto nei confronti dell'illegalità diffusa
diminuisce le ingiustizie sociali e consente il recupero allo Stato
delle ingenti risorse sottratte ai poteri criminali.
Una giustizia più efficiente tutela i diritti, rafforza la
credibilità del Paese, dà fiducia agli investitori stranieri,
assicura certezze agli operatori economici.
L'Associazione Nazionale Magistrati, nell'assicurare il proprio
contributo, si rivolge a chi si candida per governare nella
prossima legislatura esprimendo l'auspicio che sia avviato, nel
doveroso spirito di collaborazione tra poteri dello Stato, un serio
processo riformatore che, perseguito finalmente con l'unico
obiettivo del miglioramento del servizio nell'interesse dei
cittadini, restituisca efficacia e funzionalità al sistema.