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28 marzo 2013

Le verità dell'Europa sui magistrati italiani

Per la terza volta in pochi annil'Anm pubblica questo Dossier con cui si ripropone, per motivi ditrasparenza, di divulgare ai cittadini-utenti nonché ai cetiprofessionali e politici interessati alla cd. questione-giustiziaalcune importanti informazioni - corrette ed esatte perché attinteda documenti internazionali "certificati" - che diano risposte diverità ai più ricorrenti "luoghi comuni" concernenti taluni aspettipeculiari della magistratura italiana, tuttora oggetto, purtroppo,di affermazioni e di pubblicazioni false.


Per la terza volta in pochi anni
l'Anm pubblica questo Dossier con cui si ripropone, per motivi di
trasparenza, di divulgare ai cittadini-utenti nonché ai ceti
professionali e politici interessati alla cd. questione-giustizia
alcune importanti informazioni - corrette ed esatte perché attinte
da documenti internazionali "certificati" - che diano risposte di
verità ai più ricorrenti "luoghi comuni" concernenti taluni aspetti
peculiari della magistratura italiana, tuttora oggetto, purtroppo,
di affermazioni e di pubblicazioni false.



Tali "luoghi comuni" sui magistrati
italiani riguardano, in particolare:





  • le retribuzioni, indicate come le
    più alte in Europa;




  • una scarsa produttività, confusa
    con il ben diverso problema della irragionevole durata dei
    processi;




  • la giustizia disciplinare,
    ritenuta "corporativa o domestica".




Il Dossier si basa esclusivamente
sui recentissimi dati dell'ottobre 2012, pubblicati nell'ormai noto
Rapporto biennale della Commission Européenne pour l'Efficacité de
la Justice, che dal 2004 è divenuto il più autorevole
"certificatore internazionale" per la tendenziale misurazione e
comparazione dei sistemi-giustizia in 46 (dei 47) stati membri del
Consiglio d'Europa.



L'impossibilità di una assoluta
precisione nella comparazione è da ascrivere, "strutturalmente", al
fatto che taluni dei parametri analizzati [v. durata dei
procedimenti e statuto dei PM] non sono oggettivamente paragonabili
tra i paesi censiti, a causa delle profonde differenze esistenti
nei diversi ordinamenti processuali e costituzionali interni, tra
cui vanno segnalate in primis:





  • l'obbligo di motivazione delle
    sentenze e degli altri provvedimenti [che manca del tutto in alcuni
    paesi oppure è previsto in misura ridotta: v. Francia e
    Olanda];




  • la ricorribilità (o meno) in
    Cassazione avverso tutti i provvedimenti giurisdizionali.




Va rilevato, ancora, che:





  • i dati riportati nel Rapporto 2012
    sono forniti "esclusivamente" dai singoli paesi interessati e, per
    tale ragione, in alcune Tavole essi risultano mancanti;




  • sono riferiti, per protocollo
    organizzativo del censimento, alla situazione esistente al
    31.12.2010;




  • scontano "ontologicamente"
    l'impossibilità di valutare e misurare tra loro situazioni
    giuridiche, costituzionali e di altra natura spesso del tutto
    differenti;




  • la stessa CEPEJ raccomanda di
    leggere i dati con "doverosa cautela";




  • i riferimenti alle pagine indicati
    nelle Tabelle sono relativi alla versione in lingua francese del
    Rapporto 2012.




Il Dossier, anche per questa
edizione, è stato predisposto e curato dal collega Gioacchino
Natoli, d'intesa con la Giunta Esecutiva Centrale.




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