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13 gennaio 2018

Accesso in magistratura, ritorno al concorso di primo grado

L’ANM ha da tempo avviato una profonda riflessione sulle modalità di accesso alla Magistratura e il recente Congresso ha approvato una mozione conclusiva che dedica a questo centrale problema parole chiare: “In via preliminare occorre un radicale ripensamento degli attuali canali di accesso in magistratura attraverso il ritorno al concorso di primo grado e il potenziamento della formazione iniziale”.


Molti argomenti militano a favore della necessità e della consequenziale richiesta di un’urgente riforma legislativa.


Prendendo atto dell’ormai diffuso giudizio sul chiaro fallimento delle Scuole per l’accesso alle professioni legali determinato dalla scarsa utilità della sua idoneità formativa e didattica, a fronte di un costo non indifferente di tempo, impegno e mezzi economici, è necessario ripensare radicalmente  ai presupposti per l’accesso al concorso, incidendo così sul collegato problema dei tempi per l’ingresso in magistratura, oramai dilatatisi in modo così significativo da aver inciso sulla stessa età media dei vincitori. 


Alle considerazioni e agli argomenti da tempo espressi dalla Magistratura associata, dalla stragrande parte dei magistrati, da moltissimi operatori del diritto e dallo stesso Ministro della Giustizia, se ne aggiungono ulteriori, posti con più urgenza anche da un recente caso di cronaca che ha visto la destituzione di un consigliere di Stato: si tratta del tema delle scuole private e dei corsi di preparazione al concorso.


A fronte del clamore mediatico è importante ribadire che il concorso in magistratura, per la severità della selezione operata e per l’assoluta trasparenza delle procedure, rimane lo strumento più idoneo a garantire un accesso basato esclusivamente sul merito. Illazioni relative alla permeabilità a condizionamenti devono essere respinte con estrema fermezza.


È necessario, quindi, tornare ad un accesso in magistratura senza requisiti di legittimazione post universitaria, che non sia sempre più riservato – come accade – a chi possiede i mezzi per sostenere percorsi lunghi e dispendiosi, con una selezione che rischia, inevitabilmente, di essere censitaria.


Ciò consentirà, inoltre, la formazione dei giovani magistrati alla cultura della giurisdizione sin dagli anni immediatamente successivi alla fine del percorso universitario.


Roma, 13 gennaio 2018


Il Comitato Direttivo Centrale



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