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27 gennaio 2010

Basta insulti, sì a vere riforme

In occasione delle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario svoltesi presso tutte le Corti d'Appello il 30 gennaio 2010, l'Anm ha redatto un documento con il quale ha espresso la propria posizione sui temi della riforma della giustizia e ha risposto ai recenti attacchi rivolti alla magistratura.

BASTA ANNUNCI. CHIEDIAMO VERE RIFORME. Le vere riforme della giustizia sono quelle che servono a rendere più celere la definizione dei giudizi e che offrono ai cittadini e alle imprese tempi ragionevoli per la risoluzione delle controversie.
Chiediamo: una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, con l'abolizione e l'accorpamento dei tribunali più piccoli; una riforma delle procedure che elimini i formalismi inutili, che consentono alla parte che ha interesse al prolungamento del processo la possibilità di "abusare" dei diritti e delle facoltà concessi dall'ordinamento, che semplifichi i riti  nel settore civile e che riveda il sistema delle impugnazioni; la depenalizzazione dei reati minori e l'introduzione di pene alternative al carcere; investimenti sul personale amministrativo, che consentano la riqualificazione e nuove assunzioni; investimenti effettivi sull'innovazione informatica; risorse e mezzi adeguati alla gravità della situazione. Temi sui quali l'Anm è stata sempre impegnata e non smetterà mai di fornire il suo contributo.
BASTA RIFORME DISTRUTTIVE DEL SISTEMA GIUDIZIARIO. Da anni assistiamo alla produzione di leggi irrazionali e prive di coerenza sistematica, pensate esclusivamente con riferimento a singole vicende giudiziarie e che hanno finito per mettere in ginocchio la giustizia in questo paese. Occorre trovare una via di uscita a questa situazione. Con la riforma dei termini di prescrizione del reato varata nel 2005 (c.d. legge ex Cirielli) il numero di processi che si chiudono con la prescrizione è balzato alla impressionante cifra di 170.000 all'anno. Ma questo drammatico risultato è nulla rispetto a ciò che succederebbe se dovesse diventare legge la proposta che introduce, in aggiunta allaprescrizione del reato, termini brevi per l'estinzione  del processo. Una riforma che ridurrebbe il processo penale a una tragica farsa, determinando una vera e propria resa dello Stato alla criminalità. Nel settore civile, nel quale l'enorme carico di lavoro ha reso praticamente ingestibili i ruoli dei magistrati, la riforma costituirebbe il colpo mortale alla possibilità di dare giustizia ai cittadini e di offrire risposte in tempi utili alle imprese.
Rispettiamo l'autonomia del Parlamento, ma è nostro dovere segnalare alla politica gli effetti e le ricadute che singoli provvedimenti legislativi possono avere sul sistema, sull'efficacia dell'azione delle forze dell'ordine e della magistratura e sulla sicurezza dei cittadini. Sentiamo, pertanto, il dovere di dire che se dovessero essere approvate anche la riforma delle intercettazioni e quella del processo penale in discussione in Parlamento, verrebbe meno ogni possibilità di contrasto efficace nei confronti di ogni forma di criminalità.
BASTA INSULTI E AGGRESSIONI. Non intendiamo assuefarci a un costume politico che ha reso pratica quotidiana l'insulto e il dileggio. Ogni giorno siamo costretti ad ascoltare invettive e aggressioni nei confronti dei magistrati. "Cloaca", "cancro", "metastasi", "disturbati mentali", "plotoni di esecuzione" sono solo alcune delle espressioni utilizzate dal capo del  Governo e da esponenti politici di primo piano nei confronti della magistratura. I magistrati non sono parte di un conflitto e non sono contrapposti a nessuno. Per questo diciamo basta alle aggressioni e chiediamo a tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali di contribuire a riportare il confronto entro termini di correttezza istituzionale.
BASTA FALSITA' SUI MAGISTRATI. Agli insulti e alle invettive si è aggiunta una "campagna mediatica" condotta da taluni organi di stampa contro i magistrati. Una campagna che si alimenta di dati e informazioni falsi e che dipinge i magistrati come fannulloni strapagati, unici responsabili del dissesto del sistema giudiziario. L'Anm ha pubblicato e diffuso dati ufficiali del "La verità dell'Europa">rapporto della Commissione europea (CEPEJ) che smentiscono in maniera oggettiva queste menzogne. Il libro che oggi distribuiamo è il primo mattone per ricostruire la verità.
Oggi abbiamo deciso di lasciare l'aula in occasione dell'intervento del rappresentante del Ministero della Giustizia per manifestare il dissenso e il disagio dei magistrati per la crisi in cui versa la giustizia in Italia e per rimarcare, a chi ha la responsabilità costituzionale di assicurare il funzionamento della giustizia, l'urgenza e la necessità di vere riforme.



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