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13 gennaio 2018

L’ANM sul Memorandum relativo ai rapporti tra i magistrati delle tre Corti superiori

Il 15 maggio 2017 è stato siglato avanti al Presidente della Repubblica il “Memorandum delle tre giurisdizioni”, sottoscritto dai vertici della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti.


Il documento, nato dalla proposta di un gruppo di lavoro promosso da un’associazione privata,"Italiadecide", oltre ad auspicare un dialogo più intenso tra le tre giurisdizioni (ad esempio tramite attività di formazione comune o la collaborazione tra i rispettivi uffici studi), contiene l’impegno reciproco di “valutare la possibilità di promuovere l’introduzione di norme, a Costituzione invariata, che consentano forme di integrazione degli organi collegiali di vertice … delle tre giurisdizioni …. con magistrati di altre giurisdizioni, quando si trattino questioni di alto e comune rilievo nomofilattico, ivi comprese, per le Sezioni Unite civili della Corte di cassazione, quelle attinenti alla giurisdizione”.


Il Memorandum è stato presentato in un convegno alla Camera dei deputati il 18 dicembre scorso organizzato dalla associazione promotrice, con la partecipazione dei vertici delle tre giurisdizioni, La Giunta della Sezione ANM della Cassazione, su sua richiesta, è intervenuta col suo presidente per ribadire la netta contrarietà a tale proposta, già espressa in più sedi, sia per la mancanza di qualsiasi previa consultazione dei magistrati della Cassazione e della Procura generale, sia perché la modifica, per le rilevanti ricadute ordinamentali, non potrebbe essere introdotta nell’attuale assetto costituzionale (v. artt. 106 e 111 Cost.) e comunque comporterebbe solo un generico ed occasionale interscambio tra i componenti degli organi giudicanti di vertice senza alcun reale beneficio per l’esercizio della funzione nomofilattica (si allega il testo dell’intervento del Presidente ed il comunicato della Giunta con il report degli altri interventi).


Nella seduta odierna il CDC ha trattato la questione all’ordine del giorno, invitando la Giunta della sezione presso la Corte ed il suo Presidente ha illustrato i contenuti e le criticità della proposta.


Il CDC, all’esito di un ampio e partecipato dibattito rileva, quanto al metodo, che il Memorandum risale all’iniziativa di un soggetto privato, il quale si è relazionato direttamente ed esclusivamente coi magistrati posti nelle posizioni apicali delle tre Corti, senza preventiva e nemmeno successiva interlocuzione con il C.S.M. e con l’ANM.


Osserva, quanto al merito, che la proposta di collegi misti delle Corti, composti reciprocamente da magistrati appartenenti a ciascuno degli altri organi, oltre ai forti dubbi di compatibilità costituzionale già evidenziati, è del tutto incongrua rispetto al diverso statuto delle categorie interessate, quanto al reclutamento, al percorso professionale, al regime disciplinare ed a quello delle incompatibilità nonché delle attività extragiudiziarie.


Basti pensare che parte dei giudici amministrativi sono di nomina governativa, primo tra tutti il presidente del Consiglio di Stato, e l’art. 106 Cost. pone un ostacolo insuperabile alla possibilità che la Cassazione sia composta da magistrati nominati dal Governo.


Il CDC evidenzia inoltre che, così come ha già osservato opportunamente la giunta della Cassazione, solo la Suprema Corte è nel nostro ordinamento giudice non di merito, ma di pura legittimità, che opera con l’apporto della Procura Generale quale organo che conclude nell’interesse della legge.


Ritiene che la dichiarata e condivisibile finalità di assicurare una nomofilachia effettiva da parte delle Corti cosiddette superiori deve essere realizzata  con riforme che ridefiniscano i confini tra le varie giurisdizioni secondo l’impianto complessivo del sistema delineato dai Costituenti, che attribuisce la cognizione generale sui diritti soggettivi al giudice ordinario (ed in ultima istanza alla Corte di cassazione quale unico giudice di pura legittimità), mentre assegna alla cognizione sui diritti del giudice amministrativo un carattere solo eccezionale e limitato.


L’ANM ribadisce pertanto che l’obiettivo della prevedibilità delle decisioni non può essere perseguito senza una precisa identificazione del confine tra responsabilità sociale della giurisdizione nel suo complesso ed autonomia del singolo giudice che vi concorre, evitando soluzioni che finiscano per neutralizzare il contributo riservatogli dalla Costituzione nella formazione del diritto vivente.


Il CDC dell’Associazione Nazionale Magistrati coglie infine in questa iniziativa un segnale non isolato di approccio verticistico alla soluzione dei gravi problemi che affliggono la funzionalità dell’ufficio di legittimità.


Pertanto, in piena adesione alla posizione critica della giunta della Cassazione intende con essa istituire un gruppo di lavoro congiunto per monitorare in via permanente il dibattito e le proposte sul tema del rapporto tra le giurisdizioni, per promuovere soluzioni idonee compatibili con il quadro costituzionale e migliorative del servizio.


Roma, 13 gennaio 2018


Il Comitato Direttivo Centrale



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